G20 Culture, quali contromisure al traffico illecito di antichità
Il 9 aprile 2021, dopo venti minuti di show muto è iniziato, un po’ goffamente, il G20 Culture, un bis, dopo il primo G7 Culture, voluto dal Ministro della Cultura Dario Franceschini in occasione della presidenza italiana del G20. Franceschini non era in sala, ma ha registrato un messaggio che puntualmente è stato trasmesso muto e dopo un’ora è stato ritrasmesso. Il focus della giornata era il traffico illecito, internazionale dei beni d’arte, identificato come la prima priorità degli Stati che hanno preso parte al webinar internazionale. «Per troppo tempo la cultura è stata un aspetto marginale negli incontri del G20, ma la cultura è compatibile con un tipo di crescita economica sostenibile» ha dichiarato Franceschini, «quello che uscirà dall’incontro di oggi, sarà la base della dichiarazione che i ministri approveranno a luglio». Il titolo del primo webinar era «The Future Will Give Us Back Our Past».
Il traffico illecito di beni d’arte
L’argomento dovrebbe entrare a pieno diritto nell’agenda pubblica internazionale ha sostenuto Sophie Delepierre, Head of Heritage Protection Department di ICOM. Infatti, per mutuare le parole di Corrado Catesi di INTERPOL: «Nessuna nazione può considerarsi immune dal traffico illecito di beni d’arte. Se un paese è così ingenuo da pensare di essere immune significa che non ha raccolto abbastanza dati per documentare il traffico». L’incontro del 9 aprile ha messo in luce le parole chiave su cui si dovrà lavorare per fare passi in questo settore.
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Ratifica
Il rispetto dei patti è la norma cardine del diritto internazionale, ma prima bisogna che siano sottoscritti questi patti. Sempre secondo Delepierre di ICOM: «la cooperazione tra Stati comincia con la ratifica delle convenzioni esistenti, prime fra tutte quella dell’UNESCO del 1970 e dell’Unidroit del 1995». Di questo avviso sono anche il cileno Ernesto Ottone Ramirez, Vice Direttore Generale di UNESCO – Cultura e la Professoressa Maria Chiara Malaguti, Presidente di Unidroit. Per quest’ultima ratifiche ed applicazione delle norme pattizie permettono di capire quali sono le debolezze di un trattato e intervenire per rafforzarlo. Secondo Mariya Polner dell’Organizzazione Internazionale delle Dogane, il lavoro delle agenzie di dogana è facilitato dall’esistenza dei trattati. Polner porta l’esempio di un container con più di 4.000 fossili e frammenti di dinosauri spedito dall’Argentina alla Spagna, che è stato prontamente intercettato, confiscato e rispedito al mittente grazie all’applicazione, da parte delle autorità doganali competenti, della Convenzione dell’Unidroit ratificata da Argentina e Spagna.
Armonizzazione
È provato che le diversità esistenti tra le legislazioni nazionali sono d’ostacolo alle azioni di restituzione delle opere d’arte. Tuttavia, dal 1995 a questa parte, la Convenzione dell’Unidroit di diritto privato rafforza quella dell’Unesco di diritto pubblico armonizzando alcuni istituti civilistici, come l’acquisto a non domino, cioè avvenuto dalle mani di un soggetto che non ha un titolo valido per trasferire la proprietà del bene d’arte trattato. L’armonizzazione è importante non solo per il diritto, ma anche per l’identificazione dell’oggetto della tutela. Così, ICOM ha creato l’Object ID, uno standard comune per definire gli oggetti d’arte. Questo permette un’identificazione universale e, quindi, la pronta individuazione dei beni quando sono oggetto di furto o di indagini tra procure di paesi diversi. Entrambi questi strumenti, la Convenzione dell’Unidroit e l’Object ID, sono disponibili da decenni eppure ancora molti Stati non si rassegnano alla loro ratifica o implementazione.
Settore privato
«La responsabilità della lotta al traffico illecito dei beni d’arte non è soltanto del settore pubblico, ma anche di quello privato. Il coinvolgimento del settore privato è essenziale» sostiene la presidente di Unidroit. È dello stesso avviso l’avvocato messicano Jorge Sanchez Cordero che richiama l’attenzione della comunità internazionale sulle collezioni private e la due diligence del collezionista e anche di chi acquista online opere d’arte. Tuttavia, l’assenza degli esponenti del mercato dell’arte o di organizzazioni di categoria al webinar che potessero intervenire ha reso le considerazioni fatte sul tema esercizi di retorica leggermente autoreferenziali.
Fonte: Il Sole 24 Ore