«Gardant, con DoValue cresciamo per competere in Europa»

Le radici sono e rimarranno saldamente in Italia, dove si concentrerà la base operativa e una buona parte del business. Ma per il nuovo colosso del credit management nato dall’aggregazione tra DoValue e Gardant – per cui mancano oramai solo gli ok regolamentari – il futuro si svilupperà (anche) oltre confine, in Europa. Perché è qui che con tutta probabilità si giocherà la partita tra i grandi operatori, complice anche il recepimento della Secondary Market Directive, che è destinata a semplificare l’operatività tra i Paesi. I tempi non sono rapidi (si veda articolo in pagina) ma è chiaro che il punto di arrivo è quello: la nascita di un mercato secondario del credito, reso efficiente da un’armonizzazione delle regole a livello europeo.

Gli Stati Generali degli Npe

Gli effetti della direttiva Npl sono stati analizzati ieri a “Gli Stati Generali degli Npe”, a Roma, evento promosso dalla stessa Gardant insieme alla Luiss School of Law, occasione nell’ambito del quale è stato presentato un position paper sulle tendenze del mercato degli Npe e dell’evoluzione del cointesto regolatorio. Un quadro destinato a cambiare in maniera significativa, all’insegna della concentrazione, come dimostra anche l’aggregazione tra Ion e Prelios.

«Dal mio punto di vista, che è l’Italia, l’operazione tra Gardant e doValue ha una solida base industriale con una proiezione paneuropea: si mettono insieme il maggiore gestore di crediti nel sud Europa, presente già in più paesi, e un operatore come Gardant, che in 10 anni, grazie al supporto dell’azionista Elliott e agli accordi con le nostre banche partner, ha sviluppato una attività domestica verticalmente integrata di credit e fund management», spiega il ceo di Gardant Mirko Briozzo.

La fusione

Dalla fusione nascerà il soggetto principale in Italia e nel Sud Europa nel recupero crediti per terzi, con oltre 160 miliardi di euro in gestione, il 20% circa del mercato Italia, ricavi attesi oltre i 600 milioni e un Ebitda sopra i 200 milioni. La struttura di vertice, di fatto, è già definita. Presieduto dall’ex dg del Tesoro Alessandro Rivera, il gruppo sarà guidato a livello europeo da Manuela Franchi mentre Briozzo continuerà a seguire le attività italiane. La nuova realtà «ha l’obiettivo, come annunciato, di posizionarsi sull’intera filiera del credito, dai primi segnali di difficoltà in avanti, fino all’attività in bonis», dice Briozzo. E Gardant contribuirà al nuovo gruppo la propria Sgr, che diventerà una importante leva di crescita all’estero. Fino ad oggi Gardant Investor ha raccolto circa 715 milioni di euro, cifra che però è destinata a crescere in prospettiva. L’obiettivo, come ribadito dalla ceo Franchi in occasione della presentazione dell’operazione, è espandere l’attività di Gardant sgr anche all’estero. Si guarda in particolare ai Paesi dove DoValue è già attiva, ovvero Spagna, Grecia e Cipro. «La mia esperienza con Gardant è che l’attività di gestione di fondi di credito attivi anche nel direct lending sia un elemento importante per completare l’offerta di prodotti – sottolinea Briozzo – Già oggi la nostra Sgr è attiva nel settore del direct lending su single name. In prospettiva, io vedo una opportunità pan-europea, in cui a tendere secondo me emergeranno non più di due o tre operatori completi».

La direttiva Npl

Il contesto regolamentare, del resto, va in questa direzione. La nuova direttiva Npl «normalizza il settore e l’ingresso del regolatore istituzionalizza il ruolo dei credit manager, anche nell’ottica di un ampliamento del loro ruolo», dice Briozzo. Ma come risponde a chi dice invece che la stagione degli special servicer sia finita? «Non è così. C’è piuttosto un’evoluzione del sistema: le banche avranno sempre più bisogno di chi sappia affiancarle nella gestione del credito». Dopo la lunga stagione delle sofferenze, oggi si guarda insomma agli Utp, agli Stage 2 fino ai crediti supportati dalle garanzie pubbliche. «E in prospettiva vedo anche spazi per aiutare le banche anche nel mondo del performing – sottolinea Briozzo -. Penso al commercial real estate, dove le banche lasceranno spazio a investitori e operatori specializzati». Per crescere però servirà «fare investimenti in tecnologia: intelligenza artificiale e intelligenza artigianale andranno di pari passo, e avere spalle più larghe aiuterà a reggere il confronto su scala europea».

Fonte: Il Sole 24 Ore