
Gas, stoccaggi europei in calo: ecco qual è il livello delle scorte e com’è messa l’Italia
Gli stoccaggi di gas europei continuano a scendere complici anche le temperature invernali più fredde dello scorso anno. Secondo i dati della piattaforma Gie-Agsi, aggiornati all’8 febbraio, le scorte europee di gas sono scese sotto il 50% (49,02%) a 562 terawattora mentre, nello stesso periodo dello scorso anno, il livello era pari al 64,7% a 737 TWh. Nel Vecchio continente le scorte dell’Italia si attestano al 59,85% a 119 Twh, ben più alto della media Ue, mentre quelle della Germania sono al 49,22% a 123 Twh.
La risalita dei prezzi
Il tutto mentre i prezzi del gas sono saliti ai massimi degli ultimi due anni. Ieri alla Borsa di Amsterdam, il principale hub di riferimento in Europa, i future sul gas hanno superato la soglia dei 58 euro per megawattora, segnando un rialzo del 4,6 per cento. Si tratta del massimo dal febbraio 2023 dopo che i contratti hanno registrato quattro settimane consecutive di rialzi che fanno temere una nuova crisi energetica. Anche perché, dopo una lunga lotta contro l’aumento delle bollette, l’inflazione ostinatamente alta e l’affievolimento dell’attività industriale a causa della crisi del 2022, crescono i timori per una nuova fase prolungata di rialzi che potrebbe scatenare ulteriori sofferenze economiche.
Il livello delle scorte
Senza contare, poi, il tema delle scorte di gas che, almeno a livello europeo, si stanno esaurendo rapidamente. Il maggior numero di giorni senza vento di quest’inverno, unito a un clima più freddo e alla perdita del transito del gas russo attraverso l’Ucraina all’inizio dell’anno, ha costretto i Paesi ad attingere alle riserve e ora i siti di stoccaggio europei sono pieni, come detto, per meno della metà, il livello più basso per questo periodo dell’anno dal 2022.
Le previsioni sui consumi di gas
Secondo le previsioni mensili di ICIS (Independent Commodity Intelligence Services) questo mese il consumo di gas in Europa dovrebbe aumentare del 17% rispetto a un anno fa, trainato dalla domanda residenziale e commerciale. L’imminente stagione di manutenzione estiva della Norvegia potrebbe inoltre limitare le forniture in un momento in cui il mercato è già molto rigido. Gli operatori stanno tenendo d’occhio anche l’impatto dei dazi statunitensi e le possibili ritorsioni – che rischiano di rendere più costose le importazioni di gas naturale liquefatto – e le discussioni sulle forniture russe, dato che alcuni Paesi dell’Europa centrale continuano a chiedere il ritorno del transito del gas attraverso l’Ucraina.
Fonte: Il Sole 24 Ore