Gibellina è la Capitale italiana dell’Arte contemporanea per il 2026

Gibellina è la Capitale italiana dell’Arte contemporanea per il 2026

Gibellina è la “Capitale italiana 2026 dell’Arte contemporanea”. A proclamarla il ministro della Cultura Alessandro Giuli nel corso della cerimonia che si è svolta oggi a Roma, nella Sala Spadolini del ministero. Fra i presenti il direttore generale Creatività Contemporanea Angelo Piero Cappello e la presidente della Giuria Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

Prima città italiana Capitale dell’arte contemporanea

È la prima città italiana a fregiarsi di questo titolo. «L’istituzione del titolo di ‘Capitale italiana dell’Arte contemporanea’ – sottolinea il ministro Giuli – vuole rendere un nuovo, doveroso tributo alla creatività e al genio italiani, ed è la conferma dell’impegno fattivo del Governo per restituire all’Italia, alle sue città, ai suoi territori e ai suoi abitanti, la consapevolezza di essere l’Italia». “Portami il Futuro” è un progetto ambizioso che si sviluppa attraverso iniziative legate all’arte e alla creatività contemporanea, dalla progettazione culturale alla rigenerazione urbana, al restauro e soprattutto alla costruzione di una visione sul futuro che sappia tener conto della bellezza come valore condiviso e rigenerante.

Le motivazioni della scelta della giuria

Ecco le motivazioni della scelta della giuria: «La prima ‘Capitale italiana dell’Arte contemporanea’ con la sua candidatura offre al nostro Paese un progetto organico e solido, consegnando all’Italia di oggi un esemplare modello di intervento culturale, fondato su valori e azioni che riconoscono all’arte una funzione sociale e alla cultura lo statuto di bene comune. Per la sua capacità progettuale nel riattivare il suo straordinario patrimonio di opere, coniugando nel presente memoria e futuro, conservazione e valorizzazione, attenzione al locale e ambizione internazionale; per la sua capacità di coinvolgimento delle nuove generazioni e della cittadinanza tutta, interpellando il territorio più ampio sulla base di una comune consapevolezza civica, stringendo alleanze con istituzioni pubbliche e private, nazionali e transnazionali; per il fatto di essere Città pioniera di ciò che oggi definiamo rigenerazione urbana, e per la capacità di essere insieme una città-opera e una città da abitare: per il suo progetto, con il quale la città diventerà un grande laboratorio dove le pratiche e le energie dell’arte contemporanea saranno chiamate a condividere pensieri e soluzioni sui temi dello spazio pubblico, della comunità, del paesaggio, della sostenibilità e del capiente concetto di eredità. Per tutti questi motivi sopra esposti, riteniamo di poter individuare, quale città ‘Capitale italiana dell’arte contemporanea’ 2026 la città di Gibellina».

Il vecchio centro distrutto dal terremoto del Belice del 1968

L’attuale centro abitato è sorto dopo il terremoto del Belìce del 1968 a circa 11 chilometri dal precedente sito. Il vecchio centro, distrutto dal sisma, è stato abbandonato e negli anni ottanta è stato trasformato nel Cretto di Burri, un’opera di land art dell’artista Alberto Burri.

La trasformazione in laboratorio di sperimentazione urbana

Per la ricostruzione di Ghibellina l’ex sindaco Ludovico Corrao chiamò a Gibellina artisti di fama mondiale come Pietro Consagra e Alberto Burri. Burri si rifiutò di inserire una sua opera nel nuovo contesto urbano che si stava costruendo e realizzò il Cretto di Burri, o Grande Cretto, sulla vecchia Gibellina, a memoria del sisma che la distrusse. All’appello del sindaco risposero molti artisti, da Mario Schifano ad Andrea Cascella, da Arnaldo Pomodoro a Mimmo Paladino, da Franco Angeli a Leonardo Sciascia. Il paese divenne così un laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, in cui artisti e opere di valore rinnovarono lo spazio urbano secondo una prospettiva innovativa.

Fonte: Il Sole 24 Ore