Gioco d’azzardo, il black market dell’on line vale 18,5 miliardi di euro

Un mercato ricchissimo e totalmente illegale che vale – secondo le stime dell’industria italiana – almeno 18,5 miliardi di euro all’anno. È il black market del gioco online, ancora prospero malgrado le azioni e i controlli delll’amministrazione finanzairia e i blitz delle procure e delle Fiamme Gialle di mezza Italia. Un nemico invisibile e spesso difficile da individuare. L’agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) ha inibito l’accesso, dal suolo italiano, a 9.685 siti di gioco illegali e accessibili ai giocatori italiani.

La guerra ai siti .com

Come riporta l’agenzia di stampa specializzata Agipronews, a fine 2022, il numero dei siti oscurati da parte dell’amministrazione era pari a 9.421: in soli 9 mesi è stato quindi interdetto l’accesso ad altri 264 siti di gioco offshore. Il business del gioco a distanza è d’altronde in crescita costante: nel 2022 la spesa per il gioco online autorizzato – transitata attraverso 90 concessionari dello Stato – è stata di 3,8 miliardi di euro con una contribuzione all’erario di circa 1 miliardo di euro.

Le stime sul gioco illegale

In Italia, diverse fonti – Adm e Direzione Antimafia – hanno stimato che il giro d’affari complessivo del gambling non autorizzato ammonta a 25 miliardi. Grazie alla particolare capacità di penetrazione, spiegano fonti dell’industria regolata, il comparto online occupa almeno il 75% del mercato nero con un giro d’affari stimato attorno ai 18,5 miliardi di euro. I vantaggi per chi gestisce giochi fuori dalle regole sono cospicui: quote più alte per le scommesse e vincite più alte per quanto riguarda i casino games, minori vincoli (dalla registrazione ai limiti delle puntate, dalle attività di gioco ai palinsesti consentiti) e, in generale, meno possibilità di controllo: ad esempio, i giocatori bannati per comportamenti irregolari sui siti .it, potranno trovare strada libera verso i siti .com.

Un porto franco per i giocatori

D’altronde, si tratta di veri e propri “porti franchi” per i giocatori: le transazioni di gioco si svolgono spesso in contanti, alla faccia di tutte le normative nazionali ed internazionali – vecchie e nuove – sul riciclaggio. Non solo. Le pagine del “Chi siamo” o dei “Contatti” dei siti di tutte le realtà offshore sono spesso “blank” o con informazioni troppo generiche per poter essere utili agli utenti. La tutela del giocatore – in caso di controversia su un’eventuale vincita – è di fatto inesistente, in quanto l’unico riferimento risulta essere la società titolare della licenza, magari con sede in un paese dei Caraibi a bassa tassazione e senza troppi controlli delle autorità. Tutto il contrario del sistema legale in vigore in Italia, che prevede una lunghissima serie di adempimenti a carico degli operatori autorizzati e una serie di garanzie – normative e finanziarie – per tutelare giocatori e fisco.

Fonte: Il Sole 24 Ore