
Giustizia, arriva proposta di legge con obbligo per i futuri magistrati di passare 15 giorni in carcere fra i detenuti
Dopo aver vinto il concorso, obbligo formativo per i futuri magistrati di passare 15 giorni fra i comuni detenuti. È parte integrante di una proposta ideata dell’Associazione Amici di Leonardo Sciascia, presieduta dall’avvocata Simona Viola, da presentare in Parlamento. L’iniziativa è copromossa dalla Fondazione Enzo Tortora, dalla Società della Ragione e dall’associazione Italiastatodidiritto, presieduta dall’avv. Guido Camera, che ha redatto il testo con un gruppo di lavoro composto da avvocati e docenti universitari. Un’idea in realtà già di Leonardo Sciascia che sul «Corriere della Sera», del 7 agosto 1983, lanciò la proposta che i magistrati, trascorressero almeno tre giorni con i detenuti. Nemmeno due mesi prima era stato arrestato Enzo Tortora, inizio di un doloroso percorso fino alla piena assoluzione del 15 settembre 1986 in Corte d’Appello, poi confermata nel 1987 in Cassazione. Il senso della proposta risiede nella necessità di arricchire il quadro della formazione della magistratura, con esperienze culturali e umane che aiutino i futuri magistrati nello svolgimento della delicatissima funzione che si accingono ad esercitare.
Proposta all’attenzione del ministro Nordio
La proposta di legge per ora ha l’adesione di +Europa, ma si apre al consenso della maggioranza delle forze politiche. E viene posta all’attenzione del ministro Nordio, impegnato nella riforma della giustizia. La proposta fu del resto enunciata dallo stesso Ministro della giustizia in carica, il 18 novembre 2011 a Palermo, durante il secondo Leonardo Sciascia Colloquium organizzato dall’Associazione degli Amici di Sciascia quale prima proposta che avrebbe indirizzato al Parlamento se mai fosse divenuto Ministro della Giustizia.
Quindici giorni in carcere
Per i futuri magistrati è previsto un tirocinio di quindici giorni di esperienza carceraria anche approfondendo le tecniche di mediazione dei conflitti e le esperienze di misure alternative. Nonché lo studio della letteratura dedicata al ruolo della giustizia e del diritto penitenziario. La proposta sui giorni in carcere, in particolare, fa emergere la necessità di effettuare un’esperienza significativa da parte dei giovani magistrati, anche approfondendo le tecniche di mediazione dei conflitti e le esperienze di misure alternative. Accostarsi all’umana sofferenza che accompagna la restrizione della libertà personale e partecipare direttamente della condizione in cui versano le persone detenute e il sistema carcerario, serve, nelle intenzioni degli ideatori del testo, a ricordare che l’esercizio della funzione giudiziaria non si risolve in un fatto solamente tecnico.
Studio della letteratura dedicata al ruolo della giustizia
L’attività formativa obbligatoria preliminare e successiva al concorso per magistrato ordinario verte dunque sulla materia del diritto penitenziario e sulla letteratura dedicata al ruolo della Giustizia quale strumento di garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali, della dignità umana e del rispetto reciproco tra persone, nonché alle distorsioni dei princìpi dello Stato di diritto che possono derivare dalle deviazioni del sistema giudiziario.
Fonte: Il Sole 24 Ore