Glencore dice stop alla linea zinco

La giornata campale inizia la mattina con l’incontro tra i sindacati e i vertici dell’azienda. «Oggi la Glencore, contro tutti gli annunci e le rassicurazioni assunte al Ministero e negli incontri aziendali che ha dato nel corso del tempo – scrivono in una nota i sindacati – ha comunicato che fermerà la linea zinco lasciando solamente il Waelz trattamento dei fumi di acciaieria. Si tratta di una decisione che stravolge completamente lo scenario industriale del nostro territorio e che compromette il rapporto di fiducia ventennale che si era creato con le organizzazioni sindacali con i lavoratori, le istituzioni e il territorio». Un fatto che, a sentire i sindacati, «crea inoltre un serio problema all’intero settore produttivo, oltre ai diretti a quello degli appalti, perché apre le porte a una fortissima riduzione di personale». Quindi la preoccupazione per il progetto Litio e la richiesta di un’assunzione di responsabilità.

L’azienda assicura la sua presenza

A stretto giro arriva anche la replica dell’azienda. «La Portovesme srl, un impianto industriale per la produzione di zinco e piombo operante in Sardegna, di proprietà della Glencore – scrive – conferma che sta apportando modifiche a livello operative». Interventi che includono «la transizione dell’impianto verso un’attività produttiva basata esclusivamente sul processo Waelz (“Waelz-only”) nel sito di Portoscuso; chiusura della linea SX e dell’impianto elettrolisi; e avvio di una campagna temporanea di produzione di cosiddetta “lega tripla” nel sito di San Gavino». Per l’azienda «tali modifiche rispondono alle difficili condizioni di mercato in cui l’impianto si è trovato ad operare, che includono termini commerciali poco vantaggiosi e prezzi energetici elevati in Europa (in particolare, in Italia)». Non solo: «Riteniamo che queste azioni possano essere in grado di favorire un futuro resiliente alla Portovesme s.r.l. – aggiunge ancora Glencore -. La prosecuzione delle attività del Waelz, impianto destinato al recupero dei residui di lavorazione delle acciaierie, oltre a contribuire all’economia circolare, supporta lo sviluppo di una filiera dell’industria dell’acciaio e dei metalli non ferrosi più efficiente».

Proseguono gli studi sul progetto Litio

Nel comunicato c’è una conferma che riguarda il progetto Litio: «Glencore continua a portare avanti uno studio sul recupero e sulla raffinazione dei materiali provenienti dalle batterie esauste, presso lo stabilimento di Portovesme – continua ancora il documento -. Siamo consapevoli dell’importanza della Portovesme per il territorio e del contributo che apporta all’economia locale e, pertanto, comprendiamo come questo annuncio possa suscitare preoccupazioni. In ragione di ciò, durante tutto il processo di esecuzione del piano, il management della Portovesme continuerà a dialogare attivamente con i propri dipendenti, i sindacati, le comunità locali, le autorità ed i partner commerciali».

Lo sbarramento della Regione

Nel pomeriggio arriva al dura presa di posizione della Regione. A parlare è l’assessore dell’Industria Emanuele Cani che riferendosi all’incontro con i vertici di Glencore e Portovesme srl non usa giri di parole. «Per quanto riguarda la Regione, ho ribadito che non possiamo accettare in alcun modo il ridimensionamento dello stabilimento e una declassificazione che lascia in essere solo la parte minore. Da una multinazionale come Glencore ci saremmo aspettati un atteggiamento differente e propositivo, anche alla luce della disponibilità esplicitata in più occasioni dalla Regione. È chiaro che si sta creando un problema che riguarda non solo i livelli occupazionali ma anche la prospettiva di sviluppo della Sardegna che proprio in questi ultimi mesi si sta spendendo per trovare soluzioni alle problematiche che sono presenti in campo». Quindi la richiesta di un intervento ai massimi livelli istituzionali giacché la partita coinvolge anche il Governo.

Subito il tavolo di crisi al Mimit

«Chiediamo subito l’apertura di un tavolo di confronto con lo Stato, e quindi il Governo e il ministero del Made in Italy per affrontare il caso – conclude -. Non è accettabile in alcun modo un comportamento di questo genere. Saremo pronti a fare valere le nostre ragioni e chiediamo sin da subito che le aziende rispettino gli impegni sottoscritti».

Fonte: Il Sole 24 Ore