Glencore ferma la linea zinco di Portovesme. Sindacati: l’energia costa 6 volte di più della Germania
Dopo lo stop alla linea zinco e l’avvio della mobilitazione l’annuncio del ministro Adolfo Urso alla vigilia di Natale: venerdì 27 dicembre 2024 sarà davanti ai cancelli della Glencore di Portovesme, con la ministra Marina Elvira Calderone e la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde. Perché l’attenzione resta alta e si corre contro il tempo per evitare la cassa integrazione ai 1.200 lavoratori impegnati nello stabilimento metallurgico del Sulcis, tra dipendenti diretti e appalti.
Linea zinco ferma
Tutta la vicenda ruota attorno allo stop della linea zinco, annunciata per il 31 dicembre e poi anticipata a lunedì per un inconveniente tecnico. La fermata riguarda l’impianto Sx, inaugurato 10 anni fa, la sala elettrolisi e l’impianto di fusione. I passaggi fondamentali per la produzione dello zinco.
In funzione i forni Waelz
All’interno dello stabilimento resteranno in funzione i forni Waelz dove vengono trattati i residui delle lavorazioni provenienti dalle acciaierie, ma che occupano solo una parte dei dipendenti dell’azienda.
Gli alti costi dell’energia
A determinare la fermata degli impianti sono stati gli alti costi dell’energia. Troppo alti rispetto a quelli sostenuti negli altri paesi dell’Unione europea. Secondo una stima dei sindacati per produrre una tonnellata di zinco a Portovesme servono 400 euro, per la stessa produzione in Spagna se ne spendono 100 e in Germania 65 per via degli aiuti di Stato.
Il pressing sul Governo e Regione
Da qui la mobilitazione dei sindacati in pressing sul Governo e sulla Regione per trovare soluzioni al problema energetico, anche perché la Sardegna non può giovarsi di misure compensative come in passato. E proprio qui nasce un altro problema: gli alti costi sono determinati dal fatto che il 70% dell’energia prodotta è da fonte fossile.
Fonte: Il Sole 24 Ore