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Glencore Portovesme, vertice al Mimit. I sindacati: «Sciogliere nodo costi energia»
Le aspettative sono tante. Da salvare c’è il futuro della metallurgia non ferrosa di Portovesme: piombo, zinco e il progetto Litio. Sono gli argomenti che saranno affrontati oggi al Mimit, a partire dalle 15 nella riunione convocata per affrontare la vertenza Glencore Portovesme. Ossia, quella che riguarda il futuro dello stabilimento che la Glencore gestisce nel Sulcis (nel polo industriale di Portovesme) attraverso la controllata Portovesme srl.
Lo stop alla linea zinco
Il 23 dicembre l’azienda ha fermato la linea zinco per via degli alti costi energetici. Una produzione definita, dal ministro Urso e dalla Regione «strategica». Non a caso, proprio il ministro il 27 dicembre scorso, ha incontrato i lavoratori e i sindacati all’interno della sala riunioni della fabbrica. Il ministro ha annunciato a breve «interlocuzioni con investitori interessati all’acquisizione di tutto lo stabilimento». Sorte analoga era toccata all linea piombo. All’orizzonte, poi, c’è anche progetto per la produzione di litio da batterie esauste per cui la Portovesme Glencore ha un piano di investimenti che supera i 300 milioni di euro.
Le ipotesi in campo
Tra le ipotesi in campo c’è il possibile ingresso di nuovi investitori. Un gruppo composto da imprenditori italiani e stranieri disposto a riavviare la linea zinco e quella del piombo. Ipotesi, però, respinte al mittente dalle organizzazioni sindacali che, in più occasioni, hanno evidenziato «le difficoltà tecniche nel portare avanti una eventuale convivenza industriale».
Il nodo energia
C’è comunque un punto che deve essere risolto, ed quello del costo dell’energia. Il fattore che ha determinato l’inizio di tutte le crisi e che viene considerato il “problema dei problemi”. La Camera del Lavoro della Sardegna sud Occidentale della Cgil ha effettuato uno studio proprio sui costi e sollecitato il Governo a trovare misure adeguate. «Per produrre una tonnellata di zinco in Italia servono oltre 400 euro di energia – emerge dallo studio dell’organizzazione sindacale -, in Spagna, per lo stesso quantitativo di zinco si spendono circa 100 euro di energia; in Germania grazie alle compensazioni di Stato erogate per fronteggiare l’emergenza delle attività energivore, per una tonnellata di zinco si spendono circa 65 euro di energia». Per Franco Bardi, segretario della Camera del Lavoro «senza una soluzione a questo problema sarà difficile pensare a un rilancio serio delle produzioni metallurgiche».
Fonte: Il Sole 24 Ore