Gli architetti premiano il Gorgo di Custoza

Tra architettura e paesaggio, con una forte connessione con le radici culturali italiane e con la sfida a offrire più un’esperienza che un servizio. È in Veneto, a Custoza, a completamento di un vigneto biologico di 55 ettari, la cantina che ha vinto “La medaglia dell’architettura del vino”, premio ideato dall’Ordine degli architetti di Treviso, in accordo con il Comune di Valdobbiadene, e volto a individuare il miglior progetto di valorizzazione dei territori Docg, Doc, Igt, sull’ambito nazionale.

Si tratta del brolo (tipologia rurale di spazio vuoto, a cielo aperto cintato da mura, che mediava tra il giardino interno e la campagna), della Cantina Gorgo firmato dallo Studio Bricolo Falsarella. La riflessione sul rapporto tra i luoghi del vino e le infrastrutture che contribuiscono a organizzare e definire in modo sostenibile i suoi paesaggi ha premiato il lavoro che l’architetto Filippo Bricolo contestualizza citando «il forte incremento dell’enoturismo in Italia che ha determinato la necessità delle cantine storiche di ampliare ed attualizzare gli spazi dedicati all’accoglienza. Spinta che è fortissima anche nel territorio veronese, diventato ormai una meta per turisti e visitatori in cerca di luoghi dove vivere appieno il connubio tra la qualità del vino e la bellezza del paesaggio delle colline moreniche del Lago di Garda».

La proprietà si era rivolta agli architetti, spiega ancora Bricolo, «non tanto per disegnare uno spazio chiuso, ma per realizzare un luogo aperto dove poter degustare i vini esperendo la particolarità dello scenario ambientale, così come accade da sempre nella grande tradizione dei giardini italiani». Bricolo aggiunge allora che, prendendo spunto dal patrimonio vernacolare della zona, è stata proposta una reinterpretazione della tipologia rurale del brolo. Il nuovo spazio è di fatto un’aggiunta alla dotazione di aree della cantina che lo studio ha già realizzato per addizioni consecutive (wineshop, sale degustazione, barricaia) dall’anno 2005. Un progetto per una cantina nato con l’idea di dare un volto ai vini prodotti dall’azienda, che partono dalla valorizzazione della semplice povertà del territorio.

«Fare architettura del vino – secondo l’interpretazione di Bricolo – significa non sovrapporre segni iconici o edifici che puntano solamente sulla parte tecnica prestazionale, ma determinare una sorta di continuità culturale con il vino e il suo rapporto con il territorio». Per Bricolo «La trasformazione delle cantine da luoghi di produzione a spazi dedicati all’accoglienza ed all’esperienza immersiva dei visitatori costituisce uno degli elementi di maggior traino del marketing territoriale in molte zone d’Italia».

Fonte: Il Sole 24 Ore