Gli artisti creano il vero volto di San Francesco

Gli artisti creano il vero volto di San Francesco

Niente più che un post it. Un post it rivoluzionario. La Chartula autografa di frate Francesco è un faro della nostra storia che si accende nella Sala Capitolare del Palazzo della Minerva a Roma, dove è ospitata San Francesco, fra Cimabue e Perugino. Nel Giubileo con il Cantico delle Creature. La mostra va alla ricerca del volto del Poverello di Assisi che, nel 1225, proprio 800 anni fa, scriveva il Cantico delle Creature, il primo testo poetico della letteratura italiana dove il vento è frate e la luna sora, dove la natura è madre e degna di lode, come ci ricorda anche l’enciclica di papa Francesco Laudato si’.

Nella pergamena di 13 per 10 centimetri, straordinario prestito dal Sacro Convento di Assisi e tesoro prezioso della mostra, Francesco loda l’Altissimo e benedice fra Leone, uno tra i suoi primi compagni, e si firma con il simbolo del Tau, segno di redenzione. È la Quaresima del 1224, quando l’impressione delle stimmate di Cristo visita il suo corpo e il frate rende grazie a Dio e benedice. Quell’uomo, così simile a noi, cambia la storia e già i suoi contemporanei capiscono la rivoluzione che hanno davanti, le parole nuove che sentono: «Non è semplice trovare un paragone adatto a esprimere l’effetto scardinante prodotto nella società del Medioevo – scrive Veruska Picchiarelli nel catalogo – dalla notizia che un uomo aveva ricevuto sul suo corpo l’impressione dei segni della crocifissione di Cristo». Francesco muore nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226 e viene canonizzato dopo soli due anni, il 16 luglio 1228, da papa Gregorio IX. Lo stesso anno inizia la costruzione della Basilica di Assisi, dove il corpo del santo verrà traslato nel 1230. E comincia anche il proliferare delle effigi, spesso sull’onda devozionale e con licenze importanti, soprattutto sulla questione delle stimmate. Veruska Picchiarelli spiega come «il processo che vede questa verità imporsi nella rappresentazione artistica è estremamente affascinante e rivela l’entità dell’impegno profuso dai vertici dell’ordine francescano e della Chiesa di Roma nel definire le linee deputate a orientare l’iconografia del santo». Se la più antica raffigurazione di Francesco è identificata nell’affresco conservato su una parete della cappella di San Gregorio, nel Sacro Speco di Subiaco, poi verranno le immagini di Giunta Pisano, di Bonaventura Berlinghieri, del Maestro di San Francesco fino a Cimabue, l’altro importante prestito concesso dalla Provincia Serafica di San Francesco. La tavola della Porziuncola (1280-1290), che secondo la tradizione era stata usata come copertura della prima cassa nella quale fu tumulato il corpo del santo, rappresenta Francesco cinto in vita dal cordone a tre nodi con un libro fra le mani. Il capo è scoperto e lo sguardo mite, che si fa risalire a quanto scritto da Tommaso da Celano nella prima biografia del santo, domina la sala e il silenzio dei capolavori esposti. È come essere fra le colline dell’Umbria, di convento in convento, di chiesa in chiesa, alla ricerca del vero volto di Francesco, tutti debitori, scrive Picchiarelli «nei confronti dell’ambiziosa operazione compiuta dal Maestro di San Francesco sotto la regia del più incisivo ministro generale francescano, con l’avallo della Chiesa di Roma». Fra Cimabue e la dolcezza dei colori di Perugino, il Maestro di Paciano con il suo dossale fitto di figure che emergono dall’oro, Taddeo di Bartolo e Benozzo Gozzoli segnano la storia con le loro interpretazioni andando verso una normalizzazione dell’iconografia del santo, un codice che racconterà per sempre la modernità, l’aver scardinato un’epoca, andando oltre il Medioevo.

Con i gesti e le parole, soprattutto quelle del Cantico che, come ricorda Costantino D’Orazio, «provoca una rivoluzione nella storia dell’arte, identifica il nuovo sguardo con il quale gli artisti guardano la natura» alla quale «Francesco dà del tu, perché è coprotagonista della storia». Così, ad esempio, Benedetto Bonfigli, nella seconda metà del Quattrocento, dà voce a nuvole e vento nella Cappella dei Priori, a Perugia; Gentile da Fabriano valorizza la sua Madonna conservata a Perugia con un tappeto vivace di fiori. Il Cantico delle Creature dipinge tele e tavole, è la benedizione del Signore che si fa reale, quotidiana. E Francesco, ancor oggi, dopo 800 anni, ci ricorda di benedire, di dire bene: «benedicete mi’ Signore et ringratiate et serviateli cum grande humilitate».

San Francesco, fra Cimabue e Perugino

A cura di Costantino D’Orazio e Veruska Picchiarelli

Fonte: Il Sole 24 Ore