Gli enigmi dell’era Trusk e l’Europa alle strette. Gentiloni: «Inquietante la campagna di Musk in Uk e Germania»

Gli enigmi dell’era Trusk e l’Europa alle strette. Gentiloni: «Inquietante la campagna di Musk in Uk e Germania»

Gentiloni: inquietante campagna di Musk nel Regno Unito e in Germania

Concorda l’ex premier ed ex commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, esplicito nel sollecitare «una sveglia» dell’Europa e nel rivelare le sue preoccupazioni su Elon Musk. «La sua campagna contro il premier inglese Starmer e a favore dell’Afd in Germania è veramente inquietante». Citando Biden, Gentiloni ha denunciato i lati oscuri dell’«oligarchia big tech» e segnalato che «la logica degli imperi, la logica di potenza è tornata al centro della sfida internazionale». Non c’è solo l’aggressività della Russia di Vladimir Putin. C’è anche l’influenza assunta da potenze medie. «Mi ha stupito il ruolo enorme svolto dalla Turchia in Siria». Di cosa ci sarebbe bisogno? «Di un po’ di più di potere buono, di una potenza che muove in una direzione favorevole. È la scommessa di una potenza europea».

Parsi: potenze autoritarie all’attacco della cultura liberalprogressista

«L’atteggiamento di Trump segna una discontinuità rispetto a tutte le presidenze Usa dal dopoguerra – ha osservato il politologo Vittorio Emanuele Parsi – perché è palese la volontà di andare fine in fondo nella critica all’ordine liberale internazionale e di procedere a una revisione sostanziale del rapporto con l’Europa. Sta chiarendo che con lui la musica cambia. Un attacco alla cultura liberalprogressista che ha costruito il mondo nel secondo dopoguerra». Con un salto di “qualità” compiuto con l’invasione russa dell’Ucraina: le potenze autoritarie hanno dimostrato di poter ricorrere alle armi e hanno il progetto esplicito di «sostituire». «L’invasione dell’Ucraina – ha precisato Parsi – non è certamente la prima guerra del XXI secolo, ma le altre avevano l’ambizione di stabilizzare il sistema, oggi l’intento è destabilizzarlo. E questo progetto attira attori che autoritari non sono, come il Brasile. Senza contare che sono in aumento i domini in cui la sovranità territoriale non funziona: spazio, abissi marini, cyber e persino pandemie».

Le sfide della Nato e le fragilità dell’Ue

Se la Rappresentante speciale della Nato per donne, pace e sicurezza, Irene Fellin, ha ricordato che le priorità di Trump saranno l’aumento dell’investimento nella difesa da parte dei vari Paesi dell’Alleanza («Ne abbiamo bisogno per difenderci») e l’Ucraina («Ci aspettiamo che il sostegno vada avanti per arrivare ai tavoli negoziali da una posizione di forza»), la vicepresidente dem del Parlamento Ue Pina Picierno, ha voluto richiamare il fatto che, nonostante l’incremento importante di nazionalisti e sovranisti alle ultime elezioni europee, il governo dell’Unione è stato affidato ancora alle forze tradizionalmente europeiste. Ma non ha nascosto le fragilità di questa Ue: «Al fondo, dalla parte hard dei conflitti a quella soft dell’economia, c’è la questione della sicurezza. L’Europa è drammaticamente indietro: siamo poco più che testimoni. Non bastano le buone intenzioni. Restare fermi a metà tra sorpresa e negazione della realtà non ci aiuterà. C’è bisogno di un’Unione forte». «I ritardi fondamentali, quello tecnologico e della sicurezza, si accavallano costantemente», ha spiegato Micol Flammini del Foglio.

Il costo della disaffezione

«Auspico molto ottimismo della volontà», ha detto l’ambasciatore di Francia in Italia, Martin Briens, convinto che le democrazie occidentali siano sotto attacco non solo per fattori esterni, ma prima di tutto a causa di fattori interni: «Sono indebolite e messe in discussione, non sono state efficaci davanti alla crisi della classe media e alle sfide di disuguaglianze e immigrazione. Il rischio è il ritiro dei nostri cittadini». Il calo della partecipazione è lampante, le difficoltà della stampa e dei suoi modelli di business anche, come ha affermato il direttore Ansa Luigi Contu. «Chi ha a cuore l’Europa e la democrazia – ha detto – deve costruire il terreno fertile per la resistenza dell’informazione libera e democratica».

La diagnosi di Massolo: tentativo di pluripolarismo non compiuto

La diagnosi dell’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente Mundys, è netta: «Il potere non ce l’ha nessuno, oggi è molto diffuso. Stiamo uscendo dall’ordine mondiale liberale, basato sul potere dell’Occidente e sulla fiducia nel libero mercato, e stiamo entrando in un non so dove. Washington e Pechino sono le due uniche vere superpotenze, ma non bastano per definire bipolare il mondo. C’è un tentativo di pluripolarismo, ma non compiuto». In questo disordine, dove assumono peso altri soggetti come big tech, Ong, jihadismo e singoli, le medie potenze acquistano un potenziale di ricatto estremamente rilevante e usano la loro possibilità di agire su più tavoli per entrare nei conflitti cercando di massimizzare il loro interesse nazionale. L’esito è «un’erosione rapida delle leadership nazionali e il rifugio delle persone nel mondo individualizzato dei social media». Ma a suo avviso è un problema chiedersi se ci sia speranza per le democrazie nel confronto con le autocrazie. «Ne faccio una questione di efficienza dei sistemi. Se gli assetti di governo non sono in grado di rispondere ai bisogni di sicurezza materiale e prosperità economica saranno spazzate via sia le democrazie sia le autocrazie».

Fonte: Il Sole 24 Ore