Golden Globe: premi meritati, ma l’esclusione di Andrew Scott grida vendetta
La cerimonia dei Golden Globe ha visto svettare soprattutto due film, “The Brutalist” e “Emilia Pérez”, rispettivamente come miglior titolo drammatico e come migliore nel gruppo delle commedie e musical. Ma se lo meritavano davvero? La risposta è sì per entrambi, nonostante ci fosse un film altrettanto di alto livello che è stato ingiustamente trascurato nelle scelte della stampa estera di Hollywood che assegna gli ambiti premi.
Sulla scelta di “The Brutalist” siamo d’accordo. Lo splendido film – arriverà nelle nostre sale dal 6 febbraio – girato e proiettato alla Mostra di Venezia (dove ha avuto la sua prima mondiale) in pellicola 70mm, è un’esperienza di enorme fascino anche per come è strutturato: dopo una ouverture, ci sono due atti divisi da un intervallo di 15 minuti che portano il pubblico a vivere una proiezione d’altri tempi, richiamando grandi titoli del passato (la principale ispirazione è “La fonte meravigliosa” di King Vidor, film del 1949 tratto dal romanzo di Ayn Rand e interpretato da Gary Cooper). Nonostante i 215 minuti di durata, è un film che ha un ritmo impressionante e una memorabile parte ambientata tra le cave di marmo di Carrara.
“The Brutalist” vede dietro la macchina da presa Brady Corbet (premiato anche come miglior regista), che è attore di talento – lo ricordiamo ad esempio in “Mysterious Skin” di Gregg Araki e in “Funny Games” di Michael Haneke – che nel 2015 passò dietro alla macchina da presa con “L’infanzia di un capo”, dimostrando già grande abilità e ambizione. Questo è il suo terzo lungometraggio e ha al centro la storia immaginaria dell’architetto ebreo László Tóth, emigrato dall’Ungheria negli Stati Uniti nel 1947. Costretto dapprima a lavorare duramente e vivere in povertà, ottiene presto un contratto che cambierà il corso della sua vita.
Emilia Pérez e Anora
Se nel gruppo dei drammi “The Brutalist” non aveva concorrenti artisticamente alla sua portata, la situazione era ben diversa all’interno delle commedie e musical dove “Emilia Pérez” aveva un contendente all’altezza come “Anora” di Sean Baker, totalmente escluso dalla lista dei premi.
Senza nulla togliere all’emozionante musical di Jacques Audiard, in uscita nelle sale il 9 febbraio, è un peccato che il film americano, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes, non abbia ottenuto alcun riconoscimento, vista la sua forza trascinante e la capacità di divertire soprattutto in una parte centrale semplicemente irresistibile.
Fonte: Il Sole 24 Ore