Grappa, in 3 anni l’export è cresciuto del 32% (ma il 2023 è in frenata)
Il 30% della popolazione italiana tra i 18 e i 65 anni consuma grappa. Il 46% preferisce gustarla al ristorante o al bar. Viene bevuta per lo più “in purezza”, con gli amici, ma il 35% dei consumatori sarebbe interessato a sperimentare cocktail a base di grappa.
La grappa è poi apprezzata oltreconfine: se si prescinde dal forte calo congiunturale registrato nei primi mesi di quest’anno, dal 2019 al 2022 le esportazioni di grappa sono cresciute del +32% raggiungendo i 60 milioni di euro. In Germania l’export del distillato vale il 54% del market share totale e performance interessanti provengono anche dagli Usa con una crescita in valore pari al + 39% e dal Giappone che realizza un +40% nello stesso periodo temporale.
«Le distillerie italiane sono sempre più vocate ai mercati internazionali dato che in tre anni l’export è cresciuto di un terzo – ha detto Emanuele Di Faustino, head of industry & retail di Nomisma che ha elaborato i dati in occasione dell’evento “Distillati Made in Italy: Born to be Great”, organizzato da Assodistil e Ice –. Nonostante il calo dell’export registrato nei primi 7 mesi del 2023 (-23%), da ricondurre alla morsa dell’inflazione e al rallentamento economico che ha colpito gran parte dei mercati di export (Germania in primis, che da sola intercetta oltre la metà dell’export di settore) le opportunità per un’ulteriore crescita delle vendite di grappa oltre confine non mancano. In tale scenario saranno fondamentali le attività di promozione per far conoscere la grappa in giro per il mondo, fra tutte le degustazioni presso il canale horeca (bar e ristoranti, ndr)». Secondo Di Faustino è «importante anche il digital advertising, soprattutto per intercettare le generazioni più giovani sempre più attratte anche dal suo utilizzo nella mixology.
L’iniziativa “Distillati Made in Italy: Born to be Great” mira a promuovere la conoscenza dei distillati Made in Italy con l’obiettivo di aprire nuove opportunità di mercato. «I Paesi esteri sono sempre molto attenti e interessati a conoscere ciò che viene prodotto con maestria dalle nostre aziende, autentiche eccellenze di qualità ed esempi virtuosi di sostenibilità», spiega Sandro Cobror, direttore di AssoDistil. Elementi che una delegazione internazionale ha potuto approfondire con visite dedicate alle distillerie e volte alla conoscenza del territorio e della filiera.
E non c’è solo la grappa: con una presenza di ben 35 denominazioni, di cui 27 distillate, gli spirits a Indicazione Geografica prodotti nel Belpaese hanno, secondo le ultime stime della Commissione Europea, un valore pari a 151 milioni di euro.
«La nostra Associazione rappresenta il 90% per cento della produzione italiana di distillati, annoverando tra i propri soci i più grandi operatori del settore, ma anche molte piccole aziende di dimensione familiare – dice Cesare Mazzetti, presidente del Comitato Acquaviti e liquori di Assodistil –. Siamo schierati per la difesa e la promozione delle bevande spiritose italiane, che ben si addicono allo stile di bere moderato da noi fortemente sostenuto, in contrapposizione al dannoso ‘binge drinking’ che fa male non solo alla salute dei consumatori, ma anche all’immagine del settore.
Fonte: Il Sole 24 Ore