Green bond, quelli targati Bruxelles costeranno di più in pratiche burocratiche

Un green bond nuovo di zecca, normato dall’Unione europea, che prevede una serie di controlli e di reporting molto più approfonditi di quanto stabilito da Icma. Quest’ultima è l’associazione internazionale dei mercati di capitali e, fino ad oggi, i suoi Green bond principles (Gbp) sono stati utilizzati dagli emittenti di obbligazioni verdi; sono linee guide volontarie, senza sanzioni. Unica sanzione è quella del mercato: se sgarri, perdi la fiducia degli investitori. Le obbligazioni verdi europee (Eugb) richiedono invece una serie di adempimenti obbligatori che, a fronte di maggiori controlli e vigilanza, impongono giocoforza un aumento dei costi di compliance.

«I Green bond principles di Icma rappresentano una raccolta di best practice che è, per sua natura, volontaria – evidenzia Nicoletta Mazzali, partner dello studio legale Galbiati-Sacchi Associati -. Il regolamento Eugb, invece, rappresenta un framework obbligatorio che deve essere necessariamente applicato da parte degli emittenti di obbligazioni denominate “European Green Bond”. Sul punto è utile ricordare che il mancato rispetto del regolamento Eugb prevede uno specifico impianto di vigilanza e sanzioni da parte di autorità pubbliche».

Il confronto

I green bond hanno superato attualmente quota 3 trilioni di dollari secondo Climate Bonds Initiative (Cbi). In prevalenza è stato utilizzato lo schema Icma, il più apprezzato dal mercato. Riuscirà il modello Ue a farsi largo? Con la collaborazione dello studio legale Galbiati-Sacchi abbiamo messo a confronto le due regolamentazioni.

Il regolamento 2023/2631 che introduce i green bond europei sarà applicabile dal 21 dicembre di quest’anno. Gli obblighi che pone a emittenti, consulenti e revisori genererà dei costi di allineamento alla normativa che forse dissuaderanno i più ad abbandonare lo schema Icma. Una modalità tra l’altro che, visti i numeri di Cbi, ha avuto un discreto successo. D’altra parte, però, gli obblighi posti dalla normativa europea danno maggiori garanzie sui controlli: i progetti finanziati dagli investitori dovrebbero essere convogliati verso progetti green con maggior sicurezza.

Obblighi e libertà

Il regolamento Ue prevede dunque un quadro obbligatorio ben preciso a cominciare dalle attività economiche da finanziare che devono essere allineate con la tassonomia europea, la classificazione prevista dal regolamento Ue 2020/852 che stabilisce cosa è green e cosa non lo è. Per l’associazione Icma, invece, la gamma di attività economiche finanziabili è molto più estesa e soprattutto non vi sono regole così stringenti come la tassonomia.

Fonte: Il Sole 24 Ore