Greenwashing, più attenzione dalle aziende che dovrebbero temere di meno
Un paradosso green. È quello che spunta dall’Osservatorio Esg realizzato dall’Ufficio studi del Sole 24 Ore e dall’Università Bicocca. Siamo in area greenwashing, il termine più temuto dalle aziende che fanno sostenibilità: è l’accusa di fare del marketing spinto, la cosiddetta “verniciata di verde”, che pesa sulla reputazione e rischia di mandare in fumo anni di lavoro sulla sostenibilità.
Il paradosso
Il paradosso è che a preoccuparsi di greenwashing sono quelle aziende più sensibili alle tematiche Esg: alla domanda sulla prevenzione e controllo del rischio di tale fenomeno, il 36% delle imprese del campione ha dichiarato di supervisionare il rischio; di queste, il 90% ha ottimi livelli di consapevolezza Esg in base agli indici elaborati dall’ateneo Bicocca, e il 70% ottimi e buoni livelli di monitoraggio e governance della sostenibilità.
«Tali dati indicano che il rischio di greenwashing è percepito principalmente da chi ha una sensibilità elevata verso i temi Esg – afferma Alessia Pedrazzoli, ricercatrice di Economia degli intermediari finanziari dell’Università Bicocca –, ma allo stesso tempo riguarda principalmente le imprese che, pur essendo più sensibili, dovrebbero essere meno esposte a tale rischio, in quanto strutturate in modo adeguato sotto il profilo della governance e del monitoraggio».
E allora si preferisce tacere
Se i rischi di essere accusati di greenwashing sono così elevati, che fa l’azienda più attenta? Tace ovvero cade nel fenomeno opposto che gli analisti definiscono con il termine di greenhushing (to hush, tacere). «Tanto maggiore è il rischio percepito, tanto più si adotteranno comportamenti sicuri e protettivi – conferma Pedrazzoli –. Alla luce dei cambiamenti politici in corso negli Stati Uniti, che mettono in discussione i criteri Esg, e delle recenti modifiche normative in Europa volte a contrastare il greenwashing, proprio queste imprese, invece, potrebbero trovarsi esposte al rischio di greenhushing». E aggiunge: «Tuttavia, un comportamento del genere potrebbe vanificare gli sforzi compiuti fino ad oggi da parte di aziende che, in realtà, per gli strumenti di governance e monitoraggio adottati sarebbero meno esposte a tali accuse».
Chi non percepisce i rischi
C’è, invece, un 64% di imprese che ha dichiarato di non controllare e prevenire il rischio di greenwashing: nel report si sottolinea che: «il 23% di queste imprese mostra valori di consapevolezza Esg inferiori alla sufficienza denotando un comportamento da brown company (aziende inquinanti, ndr) sia in termini di sensibilità sia di gestione del rischio». Cambierà qualcosa con l’arrivo della normativa europea sui rendiconti green? Vedremo dal 2025, anche se saranno soprattutto le grandi aziende le più impattate all’inizio. Per le piccole e medie imprese c’è ancora del tempo.
Fonte: Il Sole 24 Ore