Guerra in Ucraina, Fmi vede rischio recessione in Italia, Germania, Francia e Uk

Crescita piatta, se non addirittura recessione per Francia, Germania, Regno Unito e Italia: la guerra blocca le maggiori economie europee nella prima parte del 2022. Si salva solo la Spagna. Lo ha detto ieri il responsabile del Dipartimento europeo dell’Fmi, Alfred Kammer.

Trimestri a crescita zero

I principali Paesi del continente, «sono previsti crescere a malapena o anche contrarsi per due trimestri consecutivi quest’anno». Nella conferenza stampa di presentazione dell’Outlook dell’Fmi sull’Europa, Kammer ha precisato che «in tutte le principali economie europee, con l’eccezione della Spagna, la crescita sarà attorno allo zero per un paio di trimestri. Alcuni Paesi saranno un po’ sopra, altri saranno un po’ sotto». Kammer non ha però indicato quali tra questi potrebbero finire in recessione tecnica («c’è troppa incertezza»), limitandosi a segnalare il «rischio».

Pil italiano tagliato al 2,3% nel 2022

La battuta d’arresto dovrebbe essere dunque temporanea, ma avrà effetti significativi. Per l’Italia, il Fondo monetario stima un incremento del Pil del 2,3% nel 2022, con un taglio di 1,5 punti sulle previsioni di gennaio. In frenata anche il 2023, quando il Pil crescerà dell’1,7%, vale a dire mezzo punto in meno. L’ufficio studi di Confindustria ha stimato una contrazione dello 0,2% nel primo trimestre del 2022 e dello 0,5% nel secondo, una recessione tecnica seguita da un rimbalzo, che porterebbe la crescita per l’intero anno all’1,9%.

In calo le stime per l’Eurozona

All’inizio della settimana, l’Fmi ha tagliato le previsioni di crescita dell’Eurozona per il 2022 di 1,1 punti, al 2,8%, rispetto alle stime di gennaio. Nel 2023, il Pil aumenterà dello 0,2% in meno e la crescita si fermerà al 2,3%. Taglio significativo anche per la Germania, che lascia sul terreno 1,7 punti nel 2022 (l’incremento si ferma al 2,1%). Nel 2023, invece, il Pil salirà dello 0,2% in più rispetto alle stime. Il Governo tedesco, da parte sua, si prepara ad abbassare al 2,2% le proprie previsioni per il 2022. La Spagna perde a sua volta un punto di crescita, ma il suo Pil salirà comunque del 4,8% quest’anno, secondo l’Fmi. Sulla base della situazione attuale, con le pressioni inflazionistiche alimentate dalla guerra, la Bce dovrebbe «continuare la normalizzazione della politica monetaria», dice l’Fmi. Per affrontare gli shock in atto, sottolinea, gli strumenti di politica economica in mano ai Governi «sono più adatti» rispetto a quelli a disposizione delle Banche centrali. Servono stabilizzatori automatici, anche aumentando il deficit, per assicurare sostegno a profughi, famiglie vulnerabili e imprese. Facendo molta attenzione a evitare l’innesco della spirale tra prezzi e salari.

L’incognita dell’embargo

In caso di embargo totale sulle esportazioni di energia dalla Russia, lo scenario sarebbe molto peggiore: l’Fmi stima che nel 2023, il Pil dell’Eurozona sarebbe del 3% più basso rispetto allo scenario di base (con le sanzioni attualmente in vigore). L’impatto sarebbe tanto più pesante per i Paesi più dipendenti da Mosca: lo stop al gas potrebbe sottrarre al Pil della Germania da meno dell’1% a più del 6% l’anno, sempre rispetto allo scenario attuale. Secondo la Bundesbank, l’economia tedesca rischia una contrazione di quasi il 2% quest’anno in caso di embargo totale sull’energia russa.

Fonte: Il Sole 24 Ore