Haircare, Framesi cresce tra sostenibilità e nuovi mercati

«Il periodo del Covid è stato una sorta di spartiacque nel mondo dell’hairbeauty. Il mercato è cambiato in maniera importante. Durante il lockdown, nell’ansiosa attesa che riaprissero i saloni, la clientela ha approfittato per navigare in rete, informarsi e fare confronti. Una propensione alla ricerca ancora presente e che ci mette oggi di fronte a consumatori attenti e molto informati, consapevoli delle proprie esigenze e di ciò che il mercato può offrire». così dice Fabio Franchina, presidente di Framesi, azienda italiana di prodotti professionali per capelli sin dal 1945. Una clientela dunque particolarmente selettiva, che applica anche alla scelta del parrucchiere il concetto di “smart shopping”, di conseguenza l’acconciatore deve offrire un servizio di qualità e distintivo.

«Non bastano la novità prodotto, la tecnica particolare, il rituale innovativo – continua Franchina -. Occorrono soluzioni mirate che creino una relazione più profonda con la clientela, un rapporto di fiducia basato su concetti di bellezza e benessere personalizzati. Altrimenti, la clientela insoddisfatta trova facilmente un altro parrucchiere, e magari lascia anche una recensione negativa. Nel mondo dell’hairbeauty ci si rivolge in gran parte alla clientela femminile, le donne richiedono servizi di alto valore: colorazioni più elaborate, trattamenti specifici per la cute e le lunghezze, esperienze di hair spa. Di conseguenza l’attività del parrucchiere è diventata più complessa, richiede una formazione mirata che sviluppi le sue capacità tecniche e creative, ma anche di consulenza, accoglienza e guida alla home-care routine. Insomma, il servizio standardizzato ha finito definitivamente di esistere. La clientela, anche quella con minore capacità di spesa, sceglie di allocare al meglio le risorse che destina alla cura di sé e lo fa sempre a favore della qualità».

La crescita di Framesi

Il Covid ha segnato tutti e anche i fatturati ne hanno risentito, ma fortunatamente per molte aziende c’è stata una ripresa. Framesi nel 2021 è cresciuta del 17%, l’anno successivo del 14%, quindi il Covid ha tolto, ma in un certo senso ha restituito, offrendo anche nuovi spunti di miglioramento. «Abbiamo prima di tutto rivoluzionato il nostro sistema logistico, dando una nuova efficienza interna ed esterna al sistema di ordini e consegne», spiega Franchina. «Abbiamo sviluppato innovativi servizi di formazione per i nostri clienti che oggi trovano in Framesi Education una scelta ancora più ampia per la loro crescita professionale: dai seminari tradizionali agli e-learning, dai Personal Trainer one-to-one a un ventaglio di progetti affidati a professionisti di altissimo livello. Per non parlare dell’innovazione prodotto che, negli ultimi tre anni, ha preso a correre più che mai. Il mercato estero? I mercati internazionali più importanti sono USA e Canada, mercati consolidati in cui siamo presenti dal 1979, posizionandoci tra le prime aziende del settore. Poi c’è l’Europa, con la sua varietà di mercati consolidati e da sviluppare. Nella Repubblica Ceca, ad esempio, abbiamo scoperto da tempo un potenziale straordinario, ma abbiamo anche grandi progetti su Francia, Germania e Inghilterra. Ottime le aspettative nel mercato asiatico, in cui prevediamo una crescita a doppia cifra nei prossimi cinque anni. Vediamo anche grandi possibilità di sviluppo in America Latina e in Medioriente. Insomma, il mondo è grande e le opportunità sono infinite. Il made in Italy ha sempre un forte appeal, ma ogni Paese ha caratteristiche proprie, di cui dobbiamo tenere conto per entrare con una formula vincente».

La nuova frontiera della sostenibilità

Ormai ogni azienda deve tenere conto della sostenibilità, dell’impatto sul pianeta, un impegno concreto da parte di un’azienda nel dare vita a un modello di business che non guarda solo al fatturato, ma che sia anche attento all’ambiente e al benessere sociale. «La nuova frontiera della sostenibilità per noi è l’efficienza, ovvero puntare sull’ottimizzazione di risorse/tempi/procedure per migliorare la produzione e ridurre l’impatto ambientale – continua il presidente Franchina -. Per esempio, attraverso la modernizzazione dell’impianto produttivo e la riorganizzazione dei sistemi, abbiamo incrementato la nostra produttività del 66%, consentendoci di mantenere la produzione sul territorio italiano con grande beneficio per le centinaia di persone impiegate in azienda. Questo ha significato anche il risparmio in un anno di oltre 25.000.000 di litri di acqua pari al contenuto di 10 piscine olimpioniche. Oggi nella nostra produzione utilizziamo lavorazioni a freddo per ridurre il consumo energetico (sono il 20% sul totale) e ingredienti di prossimità, come nella linea Morphosis i cui principi attivi provengono tutti dal bacino mediterraneo. Sempre nella nostra linea di trattamento Morphosis siamo passati da un consumo di packaging annuale in plastica vergine pari a 1.500.000 allo stesso quantitativo di flaconi in PCR (plastica post consumo) con una percentuale fino al 50%. Sempre nella stessa linea tutte le etichette (1.250.000) sono in PP (polipropilene) trasparente riciclato».

L’italianità di Framesi

Essere italiani è motivo di orgoglio, ancora persistono degli stereotipi difficili da combattere, ma esiste anche il nostro modo di fare, la nostra arte e fantasia che il mondo intero ci invidia. Framesi quest’anno è stato main sponsor di Miss Italia, con lo slogan “la bellezza di essere italiani”. «Il concetto di bellezza si è evoluto molto in questi ultimi tempi legandosi allo “stare bene con se stessi” – racconta il presidente -. Quando ci sentiamo sicuri di noi stessi e valorizzati nella nostra unicità, allora ci sentiamo belli. Inoltre la nostra azienda si occupa di capelli, la cornice del viso e l’unico “accessorio” irrinunciabile. Pettinare le concorrenti a Miss Italia è stato il modo perfetto per esaltare sia il ruolo dei capelli sia quello del parrucchiere». Fabio Franchina è anche vice-presidente di Cosmetica Italia con la delega all’internalizzazione delle aziende italiane. «È un ruolo che mi entusiasma in particolare perché ho coscienza delle eccellenze del nostro settore e della sua importanza per il prestigio e l’economia del nostro Paese. I numeri, come sempre, parlano chiaro: oltre il 60% del make-up venduto nel mondo è prodotto in Italia, o comunque da aziende italiane, e il valore delle nostre esportazioni si attesta su circa 6 miliardi di euro. Cosmetica Italia si impegna da sempre per il successo delle imprese italiane del beauty e metterò tutte le mie risorse a disposizione per contribuire all’affermazione della nostra qualità».

Fonte: Il Sole 24 Ore