Harley-Davidson Sportster S, come va la sport cruiser americana
Fin da quando fu presentata, nel lontano 1957, la gamma Sportster di Harley-Davidson è stata una delle più amate dagli appassionati del marchio di Milwaukee. Per questo, quando fu annunciata la fine della produzione della gamma, nel 2020, molti si erano domandati: perché? La risposta è arrivata qualche mese dopo e si chiama Sportster S (17mila euro nella versione 2022, disponibile anche con un’indeita livrea verde), con l’aggiunta della lettera S che segna una rivoluzione. Il modello è completamente nuovo e monta il motore V-Twin Revolution Max 1250T raffreddato a liquido, a corsa corta (alesaggio e corsa misurano 105×72,3 mm), da 122 cavalli e coppia massima di ben 125 Nm, disponibile a 6mila giri (derivato da quello della maxi enduro Pan America). È il terzo V-Twin a equipaggiare una Sportster, dopo l’Ironhead del 1957 e l’Evolution del 1984, il cui 1200 a corsa lunga è decisamente molto lontano dal successore, con i suoi 66 cv e 96 Nm a 3.750 giri. Insomma, il cuore della nuova Sportster ama girare (anche) in alto: non a caso la zona rossa del contagiri inizia a 9.500 giri, molto più in alto che nei vecchi motori ad aste e bilancieri. La curva della coppia, però, è stata studiata per essere costante durante l’erogazione con un valore notevole fin dalla prima apertura del gas.
Com’è fatta
Il motore ha funzione portante e contribuisce a contenere il peso in 228 kg in ordine di marcia, una piuma nel listino H-D. La ciclistica è da moto sportiva, con componenti di pregio come le sospensioni Showa completamente regolabili e l’impianto frenante Brembo: alla ruota anteriore da 17 pollici troviamo un disco singolo da 320 mm con una pinza pinza radiale monoblocco a quattro pistoncini, mentre alla posteriore da 16” ci sono una pinza a due pistoncini e un disco da 260 mm. L’elettronica assiste molto il pilota: cinque riding mode (Rock, Roll, Rain e due personalizzabili) gestiscono le prestazioni della moto e il livello d’intervento dei sistemi di controllo. Che sono l’Abs, il controllo di trazione e l’antislittamento in scalata, tutti in grado di adattare il proprio intervento quando la moto è inclinata in curva.
Come va
In sella alla Sportster S ci si trova a soli 765 mm da terra: praticamente tutti toccano con entrambi i piedi. Tra le gambe stringiamo il piccolo serbatoio da 11,8 litri (l’autonomia non va mai oltre i 200 km, caratteristica che infittisce le visite al benzinaio), mentre davanti a noi c’è ildisplay Tft rotondo da 4” che mostra numerose informazioni (compresa la marcia inserita) e si connette allo smartphone e all’auricolare nel casco attraverso la app Harley-Davidson.
Sull’affollato blocchetto di sinistra troviamo anche i comandi del cruise control (non proprio indispensabile in una moto poco turistica come la Sportster S), che relegano (molto) in basso quello degli indicatori di direzione che talvolta diventa difficile da trovare. La posizione a “C” in sella vede braccia allungate e piedi in avanti, praticamente sotto ai polsi: a prima vista non fa pensare a una guida sportiva, ma dopo qualche km si cambia rapidamente idea.
Avviato, il V-Twin ha un suono roco e molto piacevole, grazie allo scarico high-mount “2-into-1-into-2”, progettato ad hoc. Dentro la prima (lo fa silenziosamente), e partiamo: la frizione stacca molto presto e non è un burro, ma ci si abitua presto. La Sportster S è una moto che vuol dare adrenalina a chi la guida: lo si capisce subito, fin dalla prima apertura del gas, tanto è veloce e rapida a salire di giri. Alla prima curva si resta sconcertati (a meno che non abbiate già provato la Forty-Eight di H-D) perché la spessa gomma anteriore (160/70) ha un comportamento particolare: fatica a scendere in piega, ma quando lo fa, scende rapida per la conformazione dello pneumatico molto “a punta” al centro. Se la lunghezza di 227 cm con un interasse di 152 cm da moto importante nelle manovre si fa sentire, in velocità conferisce molta stabilità alla moto.
Fonte: Il Sole 24 Ore