Heidelberg Materials, impianto di cattura CO2 per cementeria a Brescia

Heidelberg Materials ha avviato lo studio di fattibilità del progetto di decarbonizzazione della cementeria di Rezzato-Mazzano, in provincia di Brescia, tramite applicazione delle tecnologie di cattura della CO2 (si punterà su ossicombustione e ammine): potrebbe dunque diventare il primo impianto in Italia a produrre localmente un cemento a impatto zero dal punto di vista delle emissioni.

Il primo impianto in Norvegia

«Una leva immediatamente disponibile per la riduzione della CO2 nei nostri impianti produttivi è data dalla sostituzione dei combustibili fossili con combustibili solidi secondari (Css) derivati dalla lavorazione dei rifiuti non pericolosi, che contengono biomassa. Attualmente il tasso di sostituzione è al 20% e puntiamo a raggiungere la media europea, arrivando al 60%, entro il 2030. Non è tuttavia sufficiente: due terzi delle nostre emissioni dipendono dalla natura dei materiali utilizzati (calcare, in particolare) e per raggiungere l’obiettivo net-zero è necessaria la cattura della CO2», osserva Agostino Rizzo, direttore tecnico Italia di Heidelberg Materials, che inoltre aggiunge: «Il primo impianto al mondo che applicherà tecnologie di questo tipo è la nostra cementeria a Brevik, in Norvegia, che inizierà a produrre cemento net-zero nel 2025. Il gruppo ha poi avviato altri percorsi di decarbonizzazione in impianti in Europa e Nord America, tra cui quello di Rezzato-Mazzano, che diventerebbe così la prima cementeria a emissioni zero d’Italia. Si tratta di un progetto sfidante e impegnativo, non solo a livello tecnologico ed industriale ma anche finanziario, per il quale sarà indispensabile il supporto di una strategia nazionale con cui stabilire sinergie nonché un importante sostegno di finanziamenti pubblici nazionali ed europei».

Heidelberg Materials, che ha acquisito Italcementi nel 2016, attraverso i propri progetti di carbon capture use and storage (Ccus) a livello globale punta a catturare 10 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030. Di recente, il gruppo ha presentato evoZero, «il primo cemento Net zero carbon captured al mondo», come è stato definito: un prodotto decarbonizzato proprio grazie alla tecnologia di cattura della CO2 dell’impianto di Brevik.

Lo stoccaggio

Il progetto norvegese prevede un assorbimento chimico con solventi a base di ammine, con l’anidride carbonica successivamente stoccata al largo delle coste del Paese, nelle profondità marine. Il completamento del processo di decarbonizzazione prevede infatti l’utilizzo o lo stoccaggio della CO2 catturata. Nel progetto italiano, «una novità positiva e di rilievo è rappresentata dell’avvio della fase 1 del progetto Ravenna Ccs, realizzato dalla jv paritetica Eni-Snam», si legge in una nota del gruppo: «Questo traguardo apre nuovi possibili scenari anche per il progetto di Rezzato-Mazzano, che potrebbe partecipare ai futuri processi di conferimento delle capacità di trasporto e stoccaggio della CO2 nei giacimenti di gas esauriti al largo di Ravenna. A questo proposito, Heidelberg Materials ha avviato interlocuzioni con Eni e Snam per una valutazione tecnica preliminare».

L’impatto sui crediti Ets

L’applicazione di tecnologie di cattura della CO2 ha ricadute anche sulle quote di emissioni all’interno del sistema Ets che l’industria del cemento, come gli altri settori hard to abate, deve pagare. Federbeton – federazione nazionale che riunisce le imprese della filiera del cemento e del calcestruzzo con oltre 35mila addetti e una produzione di 19 milioni di tonnellate di cemento all’anno – riferisce che le emissioni dirette riferite al solo comparto del cemento ammontano a 10,7 milioni di tonnellate di CO2, per le quali il comparto sborsa un centinaio di milioni di euro all’anno per comprare crediti Ets. Per decarbonizzare, su 6,5 milioni di tonnellate (quelle prodotte per processo: i due terzi del totale) si può intervenire solo con la cattura della CO2, una tecnologia che secondo le stime di Federbeton richiede investimenti da 4-500 milioni per una cementeria standard, con una sola linea di cottura.

Fonte: Il Sole 24 Ore