Heineken e Pernod fanno i conti con la crisi dei consumi

Heineken e Pernod Ricard sono attesi questa settimana alla prova dei conti. Un appuntamento che, in caso di risultati deludenti, certificherebbe definitivamente che l’inflazione sta ormai facendo sentire il suo peso nel portafoglio dei consumatori. I due produttori, alla pari degli altri competitor del settore, sono da qualche mese esposti alla mercé di un mercato in calo, anche se con differenze relative ai diversi segmenti di operatività. Entrambi presenteranno le trimestrali nei prossimi giorni. Per Pernod Ricard, in particolare, Bloomberg Intelligence prevede che i ricavi del primo semestre saranno inferiori in tutte le regioni di attività, a causa di fattori come il destocking ancora lento e il giro di vite da parte dei consumatori. I risultati deludenti di Diageo (al di sotto delle aspettative nonostante i warning lanciati dalla stessa azienda, con un calo del 23% nel mercato sudamericano e dle 5,4% del risultato operativo), che si accompagnano alla debolezza più ampia del settore, stanno mettendo a dura prova la fiducia degli investitori nel settore; nonostante questo, secondo gli analisti di Citi, Pernod Ricard potrebbe riprendersi nella seconda metà dell’anno se gli scambi del Capodanno cinese si dimostrerannoo solidi, hanno detto gli analisti di Citi. In generale, secondo l’analisi di BI, il quadro dei consumi in Asia saranno fondamentali per la guidance sull’Eps per l’intero anno.

Anche un prevedibile calo dei volumi dei marchi premium di Heineken nel quarto trimestre (i conti saranno pubbliati mercoledì) sarebbe, sempre secondo l’analisi di BI, un segnale che i consumatori stanno definitivamente avvertendo gli effetti dell’inflazione e potrebbe ostacolare la crescita quest’anno. La ripresa nelle Americhe aveva contribuito a preservare la redditività la scorsa estate, quando il clima avverso in Europa aveva frenato le vendite premium, ma il produttore di birra ha bisogno anche di vedere una ripresa nei principali mercati asiatici come Vietnam e Cambogia, che rappresentano quasi il 30% dell’utile operativo. Nel frattempo Carlsberg, uno dei principali competitor di Heineken, prevede una crescita moderata quest’anno e sta aumentando le spese di marketing per incrementare le vendite.

Davide Campari , intanto, pubblicherà i risultati annuali il prossimo 27 febbraio. Il consensus prevede una crescita del fatturato dell’8% anno su anno, mentre l’Ebit è stimato crescere di 60 punti base, per effetto di un gross margin in miglioramento. Le stime di Equita, in particolare, scontano per l’ultimo trimestre un fatturato in crescita del 9% anno su anno, in riaccelerazione dal +4% anno su anno del terzo trimestre, che aveva risentito principalmente di un calo del mercato Italiano per clima sfavorevole e destocking del trade. Già nell’ultima call – spiegano gli analisti – il management aveva indicato un trend in miglioramento a ottobre, che pensiamo abbia proseguito nei mesi successivi, con un recupero dell’Italia, complice anche il confronto particolarmente facile e la resilienza della domanda finale negli Usa. Dopo la debole performance del titolo (-17% sui tre mesi, che si confronta con un +1% dello Stoxx Food & Beverage) se pur in parte giustificata dal recente aumento di capitale – e alla luce dell’importante derating, Equita ritiene che «una sostanziale conferma delle attese sull’anno possa rappresentare un elemento supportive, anche se sarà importante valutare la visibilità sulla guidance per il 2024. Le stime degli analisti per quest’anno incorporano una crescita organica di circa l’8%, supportata dalla buona velocità di uscita dell’ultima frazione dell’anno scorso, ma con un confronto sfidante sul primo trimestre 2023 (picco di vendite, +73% sul pre-Covid). L’Ebit dovrebbe crescere del 15-16%, con margini in miglioramento di 130-150 bps, grazie a prevedibili risparmi sui costi di agave e vetro, non ancora quantificati dalla società.

Fonte: Il Sole 24 Ore