Hermès batte le stime e chiude il terzo trimestre in crescita

Crescono del 11% i ricavi consolidati di Hermès nei primi nove mesi del 2024 a 11,2 miliardi di euro, con il contributo anche del terzo trimestre dell’anno, che ha visto un incremento del fatturato a 3,7 miliardi di euro, in crescita dell’11% a cambi costanti tassi di cambio correnti e il 10% ai tassi di cambio correnti. Il gruppo francese riesce quindi a compensare il rallentamento delle vendite in Cina. Nello spaccato geografico, infatti, tutte le regioni hanno evidenziato un trend positivo, ma con un dato di confronto particolarmente elevato in Europa e Asia-Pacifico.

«In un contesto economico e geopolitico più incerto In questo contesto, desidero ringraziare tutti i dipendenti per la solida performance del terzo trimestre e i nostri clienti per la loro lealtà. Grazie alla singolarità del suo modello, Hermès continua le sue assunzioni e investimenti a lungo termine» commenta Axel Dumas, presidente esecutivo di Hermès.

Hermès batte le stime

I risultati del gruppo francese del lusso hanno evidenziato una crescita organica nel terzo trimestre pari all’11,3%, leggermente superiore a quella attesa dal consensus degli analisti di

del 10,5% e le vendite risultano di 30 milioni di euro in più rispetto alle stime.

«La maggior parte delle divisioni ha registrato una crescita maggiore del previsto, con Silk (in vantaggio del 5,4%), Profumi e Bellezza (in vantaggio del 2,7%), Pelletteria e Selleria e Pronto Vendita (rispettivamente +1,2% e 1,1% in più) tutti superiori alle aspettative. L’unica eccezione degna di nota sono gli orologi, in calo del 18% contro le aspettative del -9%» si legge nella nota di stamane di Luca Solca di Bernstein, che prosegue: «Tutte le regioni crescono a doppia cifra (resto d’Europa e Giappone sono superiori al 20%), tranne per l’Asia escluso il Giappone al +1%. Consideriamo Hermès la migliore opportunità attuale per proteggere il portafoglio da un difficile secondo semestre 2024, che risente di un rallentamento ciclico globale aggravato dai problemi strutturali in Cina».

Fonte: Il Sole 24 Ore