Hermès investe a Firenze con una nuova boutique: «Per noi ogni negozio è una casa»

Hermès investe a Firenze con una nuova boutique: «Per noi ogni negozio è una casa»

Non è facile, neppure per gli analisti finanziari, spiegare i numeri di Hermès: venerdì scorso, a poche ore dall’inaugurazione della nuova boutique di Firenze, la maison annunciava i risultati del 2024: i ricavi sono saliti del 15% a 15,2 miliardi e l’utile netto è arrivato a 4,6 miliardi, pari al 30,3% del fatturato. A caldo, hanno tutti alzato le rispettive valutazioni e usato espressioni (è il caso di Bernstein) come “smashing forecasts” (disintegrare le previsioni) e “strongly outperformed” (Barclays). Bank of America ci ha messo una settimana a trovare la sintesi e ieri ha pubblicato un commento intitolato “The Hermès way”. Nell’anno passato e in questo inizio di 2025 appare in effetti chiaro come la maison, fondata nel 1837, faccia in effetti storia a sé nel panorama dell’alta gamma. E per capirlo senza necessariamente leggerne i bilanci bastano una visita al nuovo negozio di Firenze e le parole di Florian Craen, Executive vice president Sales & Distribution.

Come per Monte Napoleone, a Milano, avete dato un’impronta molto “locale” al negozio di Firenze. Accade sempre?
«La decisione di spostarci dalla storica boutique che avevamo in piazza Antinori, dal 1991, non è stata facile. Ci affezioniamo molto ai luoghi e non ci piace lasciarli, ma questa di Palazzo Strozzi è stata un’occasione straordinaria e ci siamo presi tutto il tempo necessario, quasi cinque anni… È un negozio dall’impronta fiorentina, vero, ma allo stesso tempo molto Hermès. Lo consideriamo la nostra dodicesima casa in Italia, arredata anche ricorrendo a materiali e lavorazioni tipicamente toscani, circondati da opere della collezione Émile Hermès e della Hermès Collection of Contemporary Photographs».

In Italia e nel mondo ci sono molti investimenti nel retail. Hermès che programmi ha? «Come ho detto, ogni boutique per noi è una casa e credo che nel vostro Paese capiate molto bene che importanza ha questa idea di casa, amata e curata nei minimi dettagli. Apriamo nuovi negozi quando abbiamo un’esigenza davvero forte di spazio o troviamo location come Palazzo Strozzi, che, mi piace ricordarlo, nella facciata rinascimentale ha elementi architettonici che risalgono al 1578. Non c’è però alcuna frenesia, anzi: oggi abbiamo poco meno di trecento boutique nel mondo, un numero inferiore a dieci anni fa. Dove non siamo più fisicamente, ci sono l’e-commerce e il sito, una specie di biblioteca sul mondo Hermès. Online si può comprare, ma pure divertirsi e scoprire tanti particolari sulle collezioni e sulla nostra storia. Anche se l’esperienza in negozio resta impagabile».

Quanto è importante l’Italia per Hermès?
«È uno dei primi tre mercati europei e il secondo Paese, dopo la Francia, per la manifattura delle nostre collezioni, non tanto di pelletteria quanto di abbigliamento, che sta crescendo molto, e delle linee per la casa, che ogni anno presentiamo con immenso piacere a Milano, durante la settimana del design. In alcune città prevale la clientela locale, in altre contano molto i turisti, in altre ancora c’è un mix comunque stimolante, visti i cambiamenti nei flussi turistici e nelle società».

Il ceo di Hermès, Axel Dumas, sesta generazione della famiglia fondatrice, ha definito il 2024 un anno «di maggiore incertezza economica e geopolitica». E il 2025?
«Credo sia sotto gli occhi di tutti, le incertezze proseguono, anzi, si moltiplicano. Per Hermès, che possiamo definire un’azienda a guida famigliare, benché quotata alla Borsa di Parigi, è a maggior ragione importante continuare a fare le cose secondo le nostre convinzioni, con i tempi che consideriamo giusti e valorizzando sempre di più le persone e le competenze interne, negli atelier come nei negozi e in ogni altro settore dell’azienda. Un’attenzione che inevitabilmente si riflette nella qualità di ogni prodotto che vendiamo, dalle borse ai profumi, dalle selle all’abbigliamento».

Fonte: Il Sole 24 Ore