Hotel Lutetia, rifugio contemporaneo e bohémien perfetto per vivere la Parigi olimpionica
Per un hotel la location è fondamentale. Quando si viaggia l’albergo è la nostra base strategica per conoscere e visitare una città. La centralità, il quartiere, i servizi vicini possono facilitare la logistica, ma anche essere chiavi di lettura per interpretare la destinazione. Nel caso di Parigi è anche una scelta ideologica: Rive Droite o Rive Gauche? Per chi ha uno spirito più bohémien e nostalgico è senza dubbi consigliata la seconda, una zona di artisti, creativi, intellettuali. Sulla sponda sinistra della Senna, l’Hotel Lutetia è l’unico «Palace», prestigioso titolo riconosciuto dal ministero del turismo francese a pochi cinque stelle con servizi di altissimo livello. E se oggi entrando nel sontuoso albergo è difficile immaginare James Joyce o Samuel Beckett seduti a scrivere, bere un drink o fumare un sigaro nello scenario originale, è facile invece cogliere lo sguardo cinematografico di Francis Ford Coppola e Isabelle Huppert nel personalizzare due suite con libri, opere d’arte, sceneggiature e vista su St Germain e sui tetti parigini.
Con l’acquisto del gruppo The Set e la ristrutturazione dell’architetto Jean-Michel Wilmotte nel 2018, il Lutetia è entrato nel tempo presente. Camere attuali, comode e piene di pensieri gentili, come le sigle dell’ospite ricamate sulla federa del letto, e la scrivania con tanto di prese per ricaricare i molteplici device, davanti alla finestra. Anche negli spazi comuni è tutto nuovo, a eccezione di alcune opere lasciate da artisti che frequentavano l’hotel nel secolo scorso e degli affreschi riemersi nel Bar Joséphine (la Baker, altra habitué dell’hotel), ritrovo molto amato per l’aperitivo, con cocktail originali come Paris, Une soire d’eté e Bang Bang. L’ispirazione decorativa è l’uva, perché diversi secoli fa l’area era aperta campagna e vi si coltivava la vite.
Tracce dell’originale atmosfera bohémienne si ritrovano nella biblioteca e nella brasserie, indirizzo sempre molto caro ai parigini per la sua rinomata sogliola alla mugnaia (la migliore a detta di molti) e i crudi esposti sul banco davanti alla cucina a vista. Sulle colonne sono appesi alcuni ritratti: sono personaggi legati all’hotel, come Sonia Rykiel, la stilista francese che negli anni Ottanta lo aveva ridisegnato. La parte davvero intatta del palace è però la facciata ondulata del 1900, tra Art Déco e Art Nouveau, intoccata e meravigliosamente restaurata come l’aveva voluta lo imprenditore immobiliare Aristide Boucicaut, lo stesso che aveva fatto costruire a pochi passi da lì i grandi magazzini Bonmarché, fra i primi al mondo.
Attorno a questi due monumenti storici si svolge la vita del VI arrondissement, un quartiere di piccole boutique, laboratori di restauro, librerie antiche, bijoux e piccoli bistrot, come il delizioso Flower Coffee Shop di Cordelia De Castellane, direttrice creativa di Dior Maison, e negozi imperdibili, come il bizzarro Dayrolle, con accessori per il giardinaggio al piano terra e una mostra di leoni, zebre, leopardi, insetti imbalsamati al primo piano: nulla di macabro o decadente, piuttosto uno straordinario cabinet de curiosité di una volta.
In mezz’ora dal Lutetia si raggiungono piccoli musei-gioiello, come la casa-atelier dello scultore russo Ossip Zadkine, vicino al Jardin du Luxembourg, e quella di Antoine Bourdelle, già nella zona di Montparnasse, con sculture enormi che spuntano tra le piante di un foltissimo giardino, grandi spazi e un bel bistrot all’ultimo piano. Sempre a una mezz’oretta di cammino si arriva sulla Senna, davanti all’Île de la Cité con la cattedrale di Notre-Dame, e da lì si raggiunge la magnifica Bibliothèque Mazarine, la più antica di Francia (è stata inaugurata nel 1643), dove si studia tra i busti di saggi e letterati tra la Roma antica e la Francia rivoluzionaria, e qualche passo dopo, il Musée d’Orsay, che quest’anno ne compie cento.
Fonte: Il Sole 24 Ore