I galleristi si preparano alla fiera Art Basel a con cauto ottimismo

I galleristi si preparano alla fiera Art Basel a con cauto ottimismo

Le gallerie d’arte e i collezionisti si preparano ad affrontare l’ultimo grande impegno prima dell’estate: Art Basel a Basilea (13-16 giugno, anteprima il 10-12), una delle prime manifestazioni fieristiche al mondo per l’arte moderna e contemporanea (è nata nel 1970), considerata la madrina di tutte le fiere, ma anche la più esclusiva e cara.
A 50 anni dalla fondazione, in un mondo incerto e con altre 350 manifestazioni fieristiche concorrenti, riscuote ancora la fiducia dei collezionisti?
E quali sono le aspettative dei galleristi in un mercato dell’arte che da un anno mostra segni di rallentamento?
“È vero che il contesto è volatile a causa degli alti tassi d’interesse e delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente – risponde Maike Cruse, al suo primo anno alla direzione della fiera svizzera che fa parte dell’MCH Group, – in generale c’è cautela e non c’è urgenza di comprare da parte dei collezionisti, ma le aste a New York hanno mostrato una certa resilienza. Le gallerie sono fiduciose e portano a Basilea il meglio. I collezionisti hanno aderito finora da 78 paesi, con in testa la Svizzera e la Germania, seguite da Usa, Gran Bretagna, Francia, Italia, ma anche Giappone, Angola, Vietnam e Messico. Di solito gli anni della Biennale di Venezia sono i migliori, perché i collezionisti uniscono i due eventi. Siamo ottimisti”.

I costi delle fiere

Certamente i costi in crescita preoccupano le gallerie e le fiere d’arte sono attività impegnative dal punto di vista economico. Di questo sono consapevoli gli organizzatori di Art Basel, insieme al problema della sostenibilità ambientale. “Stiamo lavorando per ridurre la nostra carbon footprint del 50% entro il 2030 – spiega Cruse, – e per quanto riguarda i costi cerchiamo di sostenere le gallerie medio-piccole attraverso un sistema di prezzo a scaglioni”. Il costo del metro quadro va da 830 franchi per stand di 28 m² a 1.110 franchi svizzeri per stand di 124 m²; inoltre, per le nuove gallerie della main section c’è uno sconto del 20% il primo anno e del 10% il secondo anno. Per le gallerie di Statement, le giovani, c’è una flat rate di 10.500 franchi, mentre per quelle di Feature, dedicata ai progetti curati di artisti del XX secolo, la flat rate è di 22.000 franchi.
In totale le gallerie sono 285 da 40 paesi, di cui 22 nuove, distribuite tra i vari settori. La metà in Feature, tra cui anche, per la prima volta, Thomas Brambilla da Bergamo con fotografie di Klaus Rinke degli anni 70.

Il legame con la città

Sulla piazza antistante alla fiera ci sarà un’installazione di Agnes Denes, pioniera della Land Art e del tema ecologico, a lungo sottovalutata, mentre per la prima volta dopo il tramonto si attiverà un programma serale all’Hotel Merian, con musica, performance e un’opera di Petrit Halilaj in facciata. Un accento speciale è stato posto su Parcours, la sezione dedicata ai progetti site-specific in giro per la città, che si svolgerà sulla nota Klarastrasse. È un modo per lavorare in modo più locale ora che Art Basel ha quattro fiere, di cui due in Europa che sembrano farsi concorrenza a vicenda, tanto che girano rumors che Basilea possa venire chiusa a favore di Parigi. “Li conosco, ma non è così – risponde Cruse, – Basilea è la nostra fiera più importante e meglio visitata. L’Europa ha una storia di collezionismo così radicata che siamo convinti che ci sia spazio per entrambe. Ogni fiera ha una sua identità: Basilea è più europea, mentre Parigi è più francese; ed è più grande, infatti al Grand Palais non possiamo avere lo stesso numero di espositori. È più storica, non è da sottovalutare il fatto di avere una grandissima concentrazione di eventi di qualità e pubblico dell’arte in una piccola cittadina, il che crea una fortissima energia sociale”.

La fiducia delle gallerie

Anche i galleristi sembrano crederci. Tante saranno le opere di artisti che abbiamo appena visto in Biennale, come Nour Jaouda, Sandra Poulson e La Chola Poblete in Statement e Lap-See Lam ed Eva Kotátková a Parcours, Anna Maria Maiolino e Simone Forti da Galleria Raffaella Cortese di Milano. “Nonostante il periodo di incertezza abbiamo voluto uno spazio più grande per i nostri artisti – ha commentato Cortese –. Le fiere internazionali hanno sicuramente costi impegnativi, tuttavia, Art Basel è la fiera più grande per la qualità dei collezionisti e musei internazionali che comprano, diversamente da quelli italiani al momento. Partecipiamo sia a Basilea che a Parigi perché Basilea ha una storia e un pubblico di qualità, Paris+ rimane una fiera francese, e infatti non si chiama Art Basel”.

La forza di Parigi

«Dopo le Olimpiadi la fiera torna al Grand Palais e questo decreterà il successo di Paris+ par Art Basel – spiega Michele Tornabuoni di Tornabuoni Arte –. Le gallerie sono in grado di partecipare a due o tre fiere in ciascun continente».
Quale conquisterà la leadership in Europa? «Alla lunga Parigi per la sua capacità di offerta culturale, perché le case d’asta sono ormai francesi e per la sua capacità di accoglienza – risponde. – Gli americani la adorano. Londra è sottotono e la qualità dell’arte che le gallerie portano a Parigi sarà presto pari a Basilea . È vero che il mercato rallenta, ma proprio per questo ora ci sono opportunità meravigliose per esperti conoscitori». A Basilea la galleria porterà uno stand tutto su de Chirico e la Metafisica italiana, a settembre collaborerà con un progetto espositivo del Pompidou che omaggia il centenario de Surrealismo, e a Paris+ in ottobre esporrà uno stand sui capolavori dell’Arte Povera in dialogo con la mostra alla Bourse de Commerce dedicata al movimento.

Fonte: Il Sole 24 Ore