I “geografi del buio” e le oltre 20 mila grotte censite in Italia

I “geografi del buio” e le oltre 20 mila grotte censite in Italia

Non solo esplorazione ma anche studio e ricerca su acqua, ambiente e medicina. L’incidente avvenuto a Ottavia Piana, la speleologa intrappolata in una grotta nelle montagne di Bergamo, non è che una parte del mondo complesso della speleologia, fatto di persone che esplorano e studiano le grotte presenti in tutta Italia fornendo poi «un importante contributo alla scienza».

20 mila grotte censite

A coordinare questa attività, nel catasto nazionale sono censite circa 20 mila grotte, c’è la Società speleologica Italiana (Ssi) cui aderiscono 170 associazioni e 3.350 speleologi. «Persone che in media fanno un’uscita al mese – dice Sergio Corsini, presidente nazionale della Società speleologica italiana – e che con il proprio lavoro riescono a dare un contributo fondamentale alla ricerca». Nel sottosuolo l’attività degli speleologi riguarda osservazione, censimento e catalogazione di numerosi fenomeni che vanno dallo studio dell’acqua sotterranea ai cambiamenti climatici per arrivare poi allo studio di batteri o di altri elementi utili per la sperimentazione di nuovi farmaci.

Il contributo alla ricerca

«Tutto il lavoro compiuto dagli speleologi viene poi utilizzato per scopi scientifici – aggiunge ancora il presidente -. Non a caso, proprio una scoperta su batteri ed elementi è stata utile in campo medico».

Ci sono poi le altre attività, come lo studio delle sorgenti carsiche. «Il contributo degli speleologi è fondamentale per l’individuazione delle sorgenti – aggiunge il presidente – e quindi per portare avanti le attività necessarie per uno sfruttamento e valorizzazione di questa risorsa. Pensiamo all’importanza che un’attività di questo tipo può avere per fronteggiare l’emergenza siccità».

Come si diventa speleologi

L’attività speleologica, svolta a titolo volontaristico, non lascia spazio a improvvisazioni, ma si svolge seguendo un percorso preciso. «Si inizia con l’iscrizione a un circolo affiliato e si comincia con il primo livello – spiega il presidente – quindi, dalla teoria si passa alla pratica con le escursioni». La formazione prevede poi altri livelli: il secondo e il terzo in cui si studiano sia materie legate alla gestione amministrativa sia quelle legate all’ambiente. «È necessario ribadire che la speleologia è tecnica – aggiunge – ed è quella che si apprende con i corsi e la pratica».

Fonte: Il Sole 24 Ore