I lavoratori italiani i più insoddisfatti in Europa e in crisi di produttività
L’insoddisfazione delle persone al lavoro è innanzitutto una questione di produttività ed è questo il motivo per cui le aziende devono considerarla un tema forte, non leggero. Nel nostro Paese, però, non sembra essere così, tant’è che nel confronto internazionale emerge un quadro che per il ceo di Great place to work Italia, Alessandro Zollo, «è preoccupante. Solo il 43% dei dipendenti italiani considera la propria organizzazione un ottimo luogo di lavoro, un dato che ci relega all’ultimo posto della classifica, anche dietro a Paesi come Cipro (53%), Polonia (47%) e Grecia (44%). Abbiamo sempre attribuito la bassa produttività del lavoro, in Italia, al ritardo tecnologico o alla mancanza di innovazione. C’è sicuramente del vero in questo, ma non basta a spiegare questo risultato. C’è una correlazione tra il benessere delle persone in azienda e la loro produttività e il nostro Paese ha una lunga strada da fare su questo». L’indice medio di soddisfazione lavorativa in Europa è pari al 59%, ben 16 punti sopra l’Italia, secondo il rapporto European Workforce Study 2025, che Great Place to Work ha elaborato ascoltando quasi 25mila collaboratori, in 19 Paesi europei. La causa dell’insoddisfazione va ricercata nella scarsa valorizzazione e nel basso apprezzamento da parte dei manager: meno di un responsabile su due (48%) è disposto a ricercare e prendere in considerazione con reale interesse i suggerimenti e le idee sviluppate dai dipendenti. Però, come spiega Zollo, «essere trattati con rispetto, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, la sicurezza psicologica, la coerenza della leadership e ricevere una retribuzione equa sono i 5 principali fattori che determinano il grado di soddisfazione dei dipendenti europei».
L’ascolto
Sicuramente servono almeno due cose. La prima, secondo Zollo «è imparare ad ascoltare le persone: purtroppo in Italia si fanno troppo poche analisi di clima, sembra quasi che ci sia paura di scoprire le criticità delle organizzazioni, ma l’ascolto è fondamentale per capire come migliorare il benessere delle persone al lavoro. La seconda è lo stile di leadership: lo stile comando e controllo non funziona più e si vede, soprattutto nei giovani talenti che abbandonano il Paese e non vi fanno più ritorno, non solo per una questione economica. Il tema generazionale, in futuro, sarà sempre più forte: i demografi ci dicono che nel 2040 il 34% dei lavoratori avrà più di 50 anni. Sarà quindi difficile trovare giovani che, proprio perché rari, avranno sempre più in mano le scelte di dove andare a lavorare. Se non si comincia a lavorare ora su uno stile di leadership basato sulla fiducia e sulla delega ne andrà della produttività e della crescita del Paese».
La qualità della leadership
La qualità della leadership influisce molto sui risultati aziendali. Lo studio di Great Place to Work analizza nel dettaglio un modello di leadership, quello della fiducia, basato su 3 componenti e cioè la credibilità del management, l’equità nel trattamento e il rispetto nei confronti dei collaboratori. La qualità della leadership varia notevolmente in Europa dove ai modelli virtuosi, riconosciuti dai lavoratori in Danimarca (64%), Paesi Bassi (63%), Norvegia e Svezia (62%) fanno da contraltare quelli di Francia (49%), Polonia (48%), Grecia, Lussemburgo (47%) e Italia (44%), in cui meno di un collaboratore su due si fida dei propri responsabili, a fronte di una media europea del 55%. «La qualità della leadership ha un impatto positivo e profondo sulle prestazioni di un’organizzazione e l’indagine dimostra come la soddisfazione, la fidelizzazione e il sostegno dei dipendenti ne guidano in maniera diretta la produttività quando si è in presenza di leader di cui ci si può fidare – continua Zollo –. Solo il 4% dei collaboratori si dichiara soddisfatto delle organizzazioni in cui manca una leadership che suscita elevati livelli di fiducia, un divario di ben 85 punti percentuali se confrontato con il livello di soddisfazione (89%) mostrato dai collaboratori dei migliori luoghi di lavoro europei emerso dalla classifica Best Workplaces Europa 2024. E’ tempo per i leader delle organizzazioni e per le scuole di management di agire sulle capacità dei futuri manager di conquistarsi la fiducia dei propri collaboratori. Da qui, e non solo dall’innovazione e dalla tecnologia si può partire per aumentare la produttività di questo Paese».
I nordici i più soddisfatti al lavoro
Prendendo la parte superiore della classifica, quella dei Paesi che hanno la percentuale più alta di lavoratori soddisfatti, svettano i nordici: i danesi con il 75%, i norvegesi con il 73% e gli svedesi con il 68%. Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia e Svizzera rappresentano quindi i benchmark di riferimento a livello europeo in termini di cultura aziendale con riflessi diretti e positivi sulla produttività del lavoro, calcolata come Pil per ora lavorata. In fondo al ranking, con un differenziale medio di 15 punti percentuali, troviamo anche qui l’Italia in compagnia di Grecia, Polonia, Francia e Portogallo. Mettendo da parte la geografia e ragionando sui settori, quelli dove c’è il maggior grado di soddisfazione sono la tecnologia (65%), la finanza (63%) e i servizi professionali (62%).
Lo stile di leadership
La leadership di prossimità è un’abilità fondamentale. Quando i leader sviluppano la capacità di essere vicini ai collaboratori, sfruttano l’empatia, la curiosità e l’autenticità e le integrano nel loro set di competenze manageriali, le organizzazioni ottengono risultati migliori in termini di soddisfazione, fidelizzazione e sostegno da parte di dipendenti e clienti. Purtroppo i leader aziendali europei sono carenti nelle capacità di leadership di prossimità con meno di un leader su due (42%) che è disposto a concedere autonomia ai collaboratori, fidandosi di loro affinché facciano un buon lavoro. Inoltre in Europa solo i leader di realtà attive nei settori dei servizi professionali e dell’immobiliare sono in sintonia con i propri dipendenti. Danimarca, Svezia (61%), Paesi Bassi e Svizzera (60%) sono i paesi europei migliori per quanto riguarda le competenze di prossimità dei manager, superando di quasi 20 punti percentuali il Lussemburgo e l’Italia, che con il 42% si trovano in fondo alla classifica. Il Nord Europa è avanti, a livello europeo, nella sicurezza psicologica sul lavoro con Norvegia (65%), Danimarca (64%) e Paesi Bassi (62%) che offrono gli ambienti di lavoro più sicuri dal punto di vista psicologico; con ben 20 punti percentuali di differenza nel confronto con le peggiori realtà che si trovano in Grecia (43%), Lussemburgo (41%), Polonia (39%) e Italia (38%). «Non è solo il potere d’acquisto il problema dei lavoratori in Italia – sostiene Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia – La percezione dei leader, manager, responsabili e people manager, sempre più lontani e la scarsa serenità nell’ambiente di lavoro rendono la fiducia dei dipendenti italiani la più bassa in Europa e li spingono, più che in ogni altro paese europeo, a cercare altri lavori e altri manager».
Fonte: Il Sole 24 Ore