IA al servizio della salute, il nodo delle regole
Le regole
Perché continuano a mancare regole di riferimento? Per due motivi, riassume Floridi: «Da un lato, c’è una rivoluzione tanto giovane che ci coglie impreparati, immaturi. Dall’altro c’è la grande resistenza da parte delle stesse aziende che producono l’innovazione, e che temono un contesto regolatorio che potrebbe rallentarle». Ma senza regole l’innovazione è comunque frenata: «Pensiamo a dispositivi medici che si impiantano nel corpo umano: oggi hanno una sola funzione, ma l’IA potrebbe permettere di creare dispositivi dotati di un software, con interazioni e funzioni che si ampliano o modificano nel tempo. Che cosa accade se la ditta produttrice chiude? Su chi ricadono le responsabilità? Parliamo di strumenti che esistono già, non di fantascienza», conclude Floridi.
Sulla IA applicata alla sanità rimane un problema di «fiducia, che rappresenta una questione centrale nel contesto della ricerca e dell’innovazione guidata dai dati, anche e soprattutto quando si parla di Intelligenza Artificiale. Dalla quella riposta nei confronti delle istituzioni e delle aziende, alla stessa tecnologia, sembra persistere, o addirittura aumentare, un deficit di fiducia nei confronti dell’intelligenza artificiale – ha detto Angeliki Kerasidou, Università di Oxford (GB) -. Ma in ogni processo la fiducia rappresenta l’elemento essenziale per l’accettabilità e la diffusione di una tecnologia».
Le potenzialità
Quello che ormai numerosi studi hanno dimostrato è come l’IA possa essere utilizzata per rendere più efficace ed efficiente l’intero ventaglio di interventi: dalla previsione dell’insorgenza di una malattia allo sviluppo di nuovi e più mirati trattamenti farmacologici, dalla stesura delle lettere di dimissione alla sintesi delle ricerche mediche fino al supporto clinico per la valutazione di innumerevoli parametri da cui discendono le decisioni terapeutiche. Sulla carta – si è detto nell’evento veneziano – queste capacità, se combinate, potrebbero inaugurare una nuova era di assistenza medica personalizzata, predittiva, partecipativa e preventiva consentendo ai sistemi sanitari globali di migliorare contemporaneamente i risultati, l’esperienza di cura e di ridurre i costi pro capite.
Al simposio hanno partecipato speaker provenienti da alcune delle realtà internazionali più importanti al mondo selezionate per la qualità della loro ricerca e del loro impact factor come Swiss Institute of Technology (ETH), University of Pennsylvania, Technical University of Munich (TUM), Australian Institute of Health Innovation, Yale University, Rathenau Instituut, Netherlands, University of Sao Paulo, Brazil, Università di Oxford, la Boston University School of Public Health, Harvard Law School, National University Hospital di Singapore e molti altri ancora.
Fonte: Il Sole 24 Ore