Ict, ricercatori e più credito d’imposta per recuperare il gap con gli altri Paesi

Ict, ricercatori e più credito d’imposta per recuperare il gap con gli altri Paesi

Negli ultimi anni, la Ricerca e Innovazione (R&I) nel settore Ict in Italia ha assunto un ruolo strategico per affrontare le transizioni economiche e tecnologiche che rimodellano l’ordine globale. Nonostante i progressi, il nostro Paese sconta un ritardo strutturale rispetto alle principali economie europee e mondiali. La seconda edizione del Rapporto “Ricerca e Innovazione Ict in Italia” – realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con Apre (l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea) a Roma presso il Palazzo dell’Informazione – offre uno spaccato preciso e puntuale su come colmare questo gap, evidenziando tre priorità cruciali: potenziare il capitale umano, favorire la brevettazione e ridefinire gli incentivi fiscali.

Investire nelle persone

La carenza di ricercatori e specialisti Ict rappresenta uno dei principali ostacoli alla crescita della R&I. L’Italia è lontana dai livelli di Germania e Francia. Nel confronto temporale emerge che, mentre la quota di addetti R&S per il settore Ict sul totale dei settori aumenta in Germania (da 10,9% nel 2017 a 13,1% nel 2022), Francia (da 21,2% a 29%) ed Europa (da 18,7% a 21,3%), in Italia cala dal 18,5% al 13,3%, più di cinque punti percentuali. Lo stesso vale per i ricercatori, per i quali la quota su tutti i settori diminuisce da 21,6% a 15,8%, quasi sei punti.

Certo, non mancano elementi positivi dai quali partire nell’analisi. L’84% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore Ict è arrivato da fondi privati, a dimostrazione del forte impegno delle aziende italiane nell’innovazione tecnologica. Con 52mila addetti coinvolti in attività di R&I e quasi 19.600 ricercatori a tempo pieno, il settore privato si conferma dunque un motore fondamentale per lo sviluppo delle tecnologie digitali avanzate nel nostro Paese.

Il Rapporto di Anitec-Assinform prosegue sottolineando che l’Italia ha ricevuto complessivamente 724,1 milioni attraverso il programma Horizon 2020 per progetti di R&I Ict e 293,2 milioni di euro a fine 2024 attraverso Horizon Europe, con un tasso di successo in aumento rispetto al passato, ma ancora inferiore a paesi come Germania e Francia. Dall’altra parte, nonostante i progressi fatti, l’Italia infatti soffre ancora di un sottodimensionamento rispetto alle maggiori economie europee: la quota di spesa R&S intra-muros nel settore Ict per l’ltalia è scesa dal 9,5% al 6,7% della spesa complessiva dell’Ue 27 tra il 2010 e il 2022, il che evidenzia la necessità di incrementare rapidamente gli investimenti.

Fonte: Il Sole 24 Ore