Idroelettrico, gare al via in Lombardia. Pressing per i rinnovi extra bandi

Idroelettrico, gare al via in Lombardia. Pressing per i rinnovi extra bandi

Dopo anni, e dopo le delibere di giunta di fine 2023 per il via al procedimento, vanno a gara due concessioni per impianti idroelettrici in Lombardia. Lo scorso 22 aprile è stato infatti pubblicato il bando per la riassegnazione della concessione Codera Ratti-Dongo (19 MW), in Valchiavenna (tra Sondrio e Como), gestita attualmente da Edison, e di quella di Resio (4 MW), in Valcamonica (Brescia), di A2A. Nel bando di gara è indicato come «valore stimato della concessione» 395,4 milioni per la prima e 76 per la seconda. E anche la durata: 30 anni. Si tratta di fatto delle prime due gare in Italia, dopo che la regione Abruzzo ha deciso a inizio marzo di sospendere il bando per alcune riassegnazioni.

«La scadenza della presentazione è a ottobre. Poi tra verifiche di ammissibilità, procedimento unico per la valutazione delle singole proposte, verifica di conformità e decisione della commissione di valutazione, queste concessioni saranno operative entro la primavera 2026. La Lombardia ha il 25% dell’idroelettrico italiano, la maggiore regione in Italia per installato, con 74 grandi concessioni, di cui 20 scadute a partire dal 2010 e non riassegnate: queste sono le prime due», racconta Massimo Sertori, assessore agli Enti locali, Montagna, Risorse energetiche, Utilizzo risorsa idrica della regione Lombardia, che ripercorre la strada fino a questo punto: «Ci sono concessioni che hanno 60-70 anni. Erano regolate dal Testo unico del 1933. Quando sono scadute, di proroga in proroga si è arrivati al decreto Bersani (dl 79/1999, ndr) che ha previsto sistemi concorrenziali per la riassegnazione e le regioni a fare le gare. Ma non sono mai state fatte: le linee guida non sono mai uscite».

Nel frattempo i concessionari hanno continuato l’attività a fronte di canoni aggiuntivi. «Ci sono stati ricorsi. Qualcuno li ha pagati e qualcuno no. Abbiamo avuto cinque sentenze favorevoli, 40 milioni di canoni aggiuntivi non pagati e ora saldati. Ci sono ancora ricorsi pendenti per 80-100 milioni», osserva Sertori. Il dl 135/ 2018 (poi convertito nella legge 12/2019) ha poi sbloccato la situazione, attribuendo alle Regioni la facoltà di disciplinare, con legge regionale, le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni scadute o in scadenza, senza dover attendere l’emanazione dei decreti ministeriali previsti dalla precedente normativa. «Nel 2020 abbiamo definito modalità e procedure di assegnazione con legge regionale, per primi. E ora siamo nella condizione di uscire con le prime gare», spiega l’assessore. Ci saranno altri bandi prossimamente? Sertori non si sbilancia: «Gli uffici stanno lavorando, la ricognizione è corposa, con i sopralluoghi e le verifiche per tutte le concessioni scadute. Siamo partiti con impianti piccoli. Ma l’iter sta andando avanti».

Il dl 135/2018 ha anche disposto a favore delle Regioni il trasferimento della proprietà delle opere idroelettriche alla loro scadenza e nei casi di decadenza o rinuncia alle concessioni stesse. Sono le opere bagnate (dighe, condotte forzate, canali di scarico), a titolo gratuito (con indennizzo), e quelle asciutte (turbine, macchinari e altri beni dell’impianto), dietro «corresponsione del prezzo da quantificare al netto dei beni ammortizzati».

Si tratta di un passaggio cruciale: un punto delicato per i gestori per ovvi motivi economici. La giusta valorizzazione degli asset è uno dei punti critici, secondo gli operatori, in questo impianto di riassegnazione. Come pure l’assenza di reciprocità con gli altri Stati, visto che nel contesto europeo l’assegnazione tramite procedure competitive non è comune a tutti: una asimmetria tra player italiani ed esteri a favore di questi ultimi.

Fonte: Il Sole 24 Ore