Idroelettrico, ora bacini pieni ma allerta per il livello della neve
Dopo aver chiuso un 2024 da record, con bacini pieni dove possibile, l’idroelettrico italiano si prepara ad affrontare una prima incognita del 2025: la mancanza di neve. Con una premessa: tecnicamente è prematuro fare previsioni sulla produzione dell’anno. Rimane alta tuttavia l’attenzione per gli aggiornamenti dell’equivalente idrico nivale o snow water equivalent (Swe), l’indice che traduce in metri cubi d’acqua il manto nevoso.
Lombardia, Trentino, Piemonte
La Fondazione Cima (anche online nella pagina dedicata di Lab24) certifica per dicembre 2024 un valore in Italia del 39,34% inferiore rispetto alla media. La geografia dell’idroelettrico parte dalla Lombardia che ospita il 20% della potenza nazionale installata (5,6 GW su 21,5: dati Terna); qui secondo il bollettino Arpa del 12 gennaio il manto nevoso è inferiore del 48,4% rispetto alla media 2006-2020, ma in crescita del 92,4% rispetto al 5 gennaio.
Il Trentino-Alto Adige è la seconda regione per capacità (3,7 GW); qui ha le dighe il Gruppo Dolomiti Energia: «Lo Swe al 15 gennaio riferito ai bacini imbriferi dei nostri impianti è inferiore di circa il 40% rispetto alla media storica», fanno sapere dall’azienda, ribadendo la necessità di rivalutare i dati verso marzo-aprile per fare previsioni sulla produzione 2025. Lo conferma anche Mario Trogni, direttore Generazione di Alperia, che ha tutti gli impianti in Alto Adige: «Ora siamo a metà della media degli ultimi anni, ai livelli del 2022 e del 2023, il primo con produzioni del 25% sotto la media, il secondo in linea con lo storico. Al momento non sta andando bene. Ma la variabilità delle precipitazioni è straordinariamente aumentata negli ultimi anni. Staremo a vedere».
Il Piemonte ha 3,1 GW installati; a dicembre 2024 Arpa dava per i bacini uno scarto dello Swe del 52% rispetto ai dati 1999-2022. Iren è tra gli operatori presenti in regione: «Per gli impianti presenti sulle Alpi riscontriamo una leggera diminuzione dell’accumulo nevoso rispetto all’anno precedente, mentre per quanto riguarda il Sud le piogge sono state più abbondanti», fanno sapere dall’azienda.
Valori non lontani dal 2022
«Quando in questa stagione la massa di neve è così ridotta un po’ di preoccupazione c’è. Ma aspettiamo di vedere i prossimi due-tre mesi», commenta Giuseppe Argirò, ad della Compagnia Valdostana delle Acque: «I valori purtroppo non sono lontani da quelli del 2022, anno per noi terribile. Il trend in questo momento non è buono, in Valle d’Aosta a dicembre la superficie nevosa era un terzo della media 2020-24. E le perturbazioni che hanno portato neve sui versanti svizzeri e francesi da noi hanno impattato meno. Nessuno ora può dire se si recupererà con le nevi tardive, come l’anno scorso. È tuttavia un fatto come sia aumentata la variabilità della disponibilità idrica. Siamo passati dal 2022, l’anno peggiore di produzione, al 2024 da record».
Fonte: Il Sole 24 Ore