Idroelettrico: «Riaffidare le concessioni, se serve ridare fondi Pnrr all’Europa»

Idroelettrico: «Riaffidare le concessioni, se serve ridare fondi Pnrr all’Europa»

Aattivarsi subito a livello europeo per consentire la facoltà per le regioni di riassegnare le concessioni idroelettriche agli operatori uscenti, come è appena stato fatto in manovra con le concessioni per la distribuzione elettrica. E, se necessario, valutare anche l’opportunità di restituire alla Ue una parte dei fondi del Pnrr per il mancato obiettivo di messa a gara delle concessioni ripartendo l’onere a carico degli operatori del settore. È quanto sostiene Giuseppe Argirò, da poco riconfermato vicepresidente di Elettricità Futura, che raccoglie i produttori di energia elettrica, con delega su idroelettrico e sul rapporto tra rinnovabili e il mondo agricolo.

È di nuovo emergenza energetica. Prima di Natale un manifesto sottoscritto dalle associazioni di tutti i settori, anche dei consumatori, è stato pubblicato per chiedere la riassegnazione delle concessioni idroelettriche. Perché?

«Il manifesto rappresenta una importante presa di coscienza collettiva della strategicità del sistema idroelettrico per il paese. I principi in esso contenuti rappresentano per tutti i firmatari un obiettivo rilevante per contribuire a garantire la sicurezza, la competitività e l’autonomia energetica nazionale. Ciò vale ancor di più alla luce dello shock del gas russo e delle gravi tensioni geopolitiche in essere».

Cosa è necessario fare?

«Abbiamo un sistema italiano ed europeo ancora fragile, perché fortemente dipendente dal gas. E nel momento in cui c’è una crisi legata alle forniture di gas immediatamente c’è un problema di competitività e di sostenibilità economica dell’approvvigionamento energetico. Le rinnovabili sono una parte molto importante delle risposte, ma per svilupparle occorre fare investimenti che passano attraverso una serie di condizioni. Per quanto riguarda le infrastrutture dell’energia, abbiamo ora un precedente importante nella manovra che è quello delle concessioni delle reti di distribuzione: la logica della riassegnazione ventennale delle concessioni è finalizzata proprio a creare le condizioni per una quantità di investimenti straordinaria rispetto a quelli precedenti proprio per l’adeguamento delle reti in funzione della transizione. Questo vale a maggior ragione per la più importante delle fonti rinnovabili in Italia, che è quella idroelettrica».

Qual è la vostra proposta?

«È necessaria una forte interlocuzione del nostro Esecutivo con la Commissione che si ponga l’obiettivo di creare un meccanismo di armonizzazione e di reciprocità a livello Ue nelle concessioni idroelettriche. Nel frattempo abbiamo l’esigenza di far partire gli investimenti. Per fare questo dobbiamo introdurre un meccanismo di riassegnazione delle concessioni che dia risposte oggi. Tenendo conto che il 70% delle concessioni scade nel 2029, se noi non definiamo oggi il riaffidamento delle concessioni, come è avvenuto con le reti di distribuzione, rischiamo di perdere 6-7 anni di investimenti per la più importante fonte rinnovabile del paese che ha una straordinaria rilevanza anche nel processo di adattamento al cambiamento climatico per fronteggiare l’emergenza idrica».

L’Italia ha inserito una norma nel Pnrr che prevede le gare nel settore. Come si fa a cambiarla?

«Sono convinto che il Governo e il Parlamento abbiano compreso la strategicità del comparto ma va individuata la percorribilità di una soluzione da proporre in sede Ue per risolvere una questione nell’interesse del paese. Nell’aprile del 2021 è stata inserita la norma nel Pnrr perché era ancora aperta una procedura di infrazione della Ue. E ancora non c’era ancora stato lo shock energetico dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Oggi la procedura è stata archiviata dalla Ue e abbiamo una situazione geopolitica complessiva che ci espone a moltissime fragilità dal punto di vista della sicurezza energetica. Abbiamo il dovere di tutelare asset strategici nazionali e di rilanciare gli investimenti. Questo anche immaginando di creare le condizioni per nuovi grandi impianti idroelettrici nel paese, le cui concessioni potranno essere assegnate con procedure competitive. Per le concessioni già in essere, che sono per l’80% in mano pubblica, non possiamo permetterci di avviare gare che rischiano di essere frutto di operazioni speculative da parte di soggetti internazionali che non hanno nessun tipo di rapporto con le comunità territoriali. Se poi esiste un problema di “reversal” perché quell’obiettivo è già stato rendicontato e dobbiamo restituire una quota delle risorse del Pnrr perché quell’obiettivo non è stato raggiunto, anche se fossero 100-200 milioni, credo non rappresenti un ostacolo insormontabile. All’interno di un piano di investimenti da 12-15 miliardi previsto per il settore idroelettrico e a fronte della possibilità di una riassegnazione immediata delle concessioni è un costo che può essere redistribuito tra gli operatori».

Fonte: Il Sole 24 Ore