IIA, confronto sul piano industriale in attesa del socio cinese

Un presidio dei lavoratori al Mimit, sindacati e istituzioni in allarme per la procedura di trasferimento a carico di 77 lavoratori della sede di Bologna di Industria Italiana Autobus, la Seri Industrial che annuncia l’arrivo di un socio cinese, la mediazione della sottosegretaria Fausta Bergamotto. Dopo tre ore di discussione sul futuro di uno degli asset industriali strategici per il paese, si arriva ad un punto di mediazione: sospesa la procedura di trasferimento della produzione da Bologna a Fumeri, si apre una fase di confronto sul piano industriale come chiesto dai sindacati che inizierà già nei prossimi giorni, con un incontro a Roma già fissato per il 16 settembre. «Abbiamo ribadito che il piano industriale – spiega Samuele Lodi della segreteria Fiom – deve prevedere la prosecuzione della produzione in entrambi gli stabilimenti, Bologna e Flumeri».

Il ministero sostiene la soluzione che prevede l’ingresso di un socio industriale cinese al 25%. L’ipotesi è emersa durante la missione di Adolfo Urso in Cina a inizio luglio, quando il ministro ha incontrato il presidente di CCIG, China City industrial group, produttore di autobus, candidato a investire insieme a Seri e Invitalia nell’Industria Italiana Autobus di Flumeri. Se la cosa andrà in porto, sarebbe la conferma dell’impegno, da parte dell’Esecutivo, nell’attrarre in Italia investitori cinesi. Dall’altro lato però i sindacati sollevano una serie di dubbi perché l’ingresso dei cinesi consentirebbe sì l’accesso a componentistica a prezzi molto bassi, ma i soci asiatici si riserverebbero comunque «di proporre nelle gare i propri mezzi laddove IIA non fosse in grado di fornirli. Quest’ultimo particolare – dicono Fim, Fiom, Uilm Ugl e Fismic in una nota – fa temere che IIA possa diventare in pratica un veicolo di commercializzazione di autobus prodotti in Cina». Al Governo dunque i rappresentanti dei lavoratori chiedono «di mantenere gli impegni presi al momento della cessione e di intervenire per difendere l’industria e i lavoratori».

La discussione di ieri è comunque iniziata in salita, con il patron della Seri Industrial, Vittorio Civitillo, intenzionato a riaprire la procedura di trasferimento dei lavoratori, ipotesi tramontata grazie all’intervento dello stesso ministero e della Regione Emilia Romagna.

IIA si conferma come una strategica azienda italiana che, dopo infelici vicende e passaggi di mano, a luglio scorso è passata (98%) al gruppo Seri di Benevento (nonostante fossero in disaccordo i sindacati) in seguito alla cessione delle quote detenute da Leonardo e Invitalia. Quest’ultima ha conservato una quota del 2% e una funzione di controllo. L’operazione si è chiusa con un corrispettivo pari a un euro e la successiva ricapitalizzazione della società, il cui capitale sociale al momento del closing era pari a 141,3 milioni.

Industria italiana autobus (IIA) nasce per costruire mezzi di trasporto su gomma a marchio Menarinibus con 500 addetti e due stabilimenti, a Flumeri (Avellino) e alle porte di Bologna. Dopo un periodo di crisi, viene ceduta a Invitalia, Leonardo e ai turchi di Karsan (che presto ne escono). Ma la crisi si trascina per anni e i piani industriali formulati dal 2014 in poi, dopo la prima cessione, non hanno successo. Seri Industrial, il nuovo socio di maggioranza, è un produttore di batterie al piombo, di granuli di plastica, di involucri di batterie, poi è arrivato il salto nella produzione di celle e batterie al litio. Fa capo alla famiglia Civitillo di Alife (tra Caserta e Benevento) ed è stato tra i pochi candidati all’acquisizione.

Fonte: Il Sole 24 Ore