Il 56% degli edifici pubblici in Italia è inefficiente
«I Ppp offrono numerosi vantaggi, tra cui tempi di realizzazione più rapidi, minor impatto sulla finanza pubblica, maggiore stimolo all’innovazione, condivisione dei rischi e ottimizzazione dei costi per l’intero ciclo di vita degli edifici – spiega Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile scenari & intelligence di Teha Group -. Inoltre, permettono una migliore integrazione tra competenze pubbliche e private, creando soluzioni su misura per ogni specifico bisogno».
Decarbonizzazione della Pa
L’analisi di Teha evidenzia come in Italia, al 2024, il 56% degli edifici pubblici si trova nelle tre classi energetiche peggiori (E, F, G), con un quarto (24%) concentrato nella sola classe G, mentre le classi energetiche superiori (A4, A3, e A2) rappresentano appena il 4% del totale. Per ridurre le emissioni del settore, la PA si è data obiettivi ambiziosi: l’Agenzia del Demanio ha stanziato 2,1 miliardi di euro per riqualificare 5 milioni di metri quadri di superficie entro il 2026 e, attraverso il Programma di riqualificazione energetica degli edifici della Pa, è stato pianificato di efficientare il 18% degli edifici pubblici fra il 2025 e il 2030, con un tasso di efficientamento del 3% annuo e una riduzione annuale dei consumi energetici pari all’1,9 per cento.
Dopo il picco del 2018, quando ha raggiunto quota 4,1%, il tasso annuale di riqualificazione degli edifici pubblici è calato significativamente, fermandosi allo 0,7% nel 2022. Anche gli operatori del settore e i rappresentanti degli enti locali, coinvolti in un sondaggio condotto dalla Community Smart Building, sono poco ottimisti: per il 94% degli intervistati, il tasso di riconversione aumenterà ma resterà lontano dal target fissato. La categoria più critica è rappresentata da scuole e università (82% del campione), che effettivamente rappresentano il 38% del parco immobiliare della Pa. Quasi la metà (47%) ritiene prioritario intervenire sull’edilizia pubblica residenziale, mentre il 41% indica gli ospedali e il 12% gli uffici pubblici.
Gli ostacoli alla riqualificazione
Le problematiche più sentite dagli addetti ai lavori, rivela il sondaggio TEHA, sono i ritardi burocratici e l’eccessivo numero di enti coinvolti (indicati dal 68% del campione) e la mancanza di fondi (53 per cento). Seguono la carenza di competenze tecniche all’interno della Pa (42%), che limita la capacità di pianificare, gestire e valutare gli interventi, l’adozione del criterio del massimo ribasso come principale metodo di selezione nelle gare d’appalto (32%), che compromette la qualità e l’innovazione delle soluzioni adottate, e criticità nella fase di diagnosi e monitoraggio dei risultati degli interventi (26 per cento).
L’opportunità del Partenariato pubblico privato rappresenta, per il 72% degli addetti della filiera intervistati da Teha, uno strumento chiave per supportare la decarbonizzazione della Pa tramite capitali privati. L’Italia, infatti, con solo 4,5 miliardi di euro, mostra un utilizzo relativamente moderato del Ppp, a differenza di Regno Unito (93 miliardi) Francia (14,1 miliardi) e Spagna (7,9 miliardi). Infine, potrebbe accrescere la richiesta di profili tecnici e scientifici specializzati. In particolare, ingegneri (60%), progettisti (50%), installatori di sistemi Hvac e di domotica (40%), e tecnici di manutenzione e sicurezza (40%) sono i profili più richiesti nel settore degli Smart Buildings.
Fonte: Il Sole 24 Ore