Il derby Milan-Inter, dallo stadio alla sfida dei 500 milioni di ricavi
Il goal più importante Milan e Inter, che stasera a San Siro si affrontano in un derby già cruciale per la corsa allo scudetto, lo hanno messo a segno venerdì scorso, ottenendo dalla Giunta del rieletto sindaco Beppe Sala la conferma del pubblico interesse sul progetto del nuovo stadio (sia pure con un’ulteriore riduzione dell’indice di edificabilità a 0,35, quello massimo previsto dal Piano di governo del territorio). La diminuzione delle volumetrie potrebbe portare a una revisione del piano economico finanziario che in origine prevedeva investimenti per 1,2 miliardi.
Ciò che più conta però è che il nuovo impianto, da inaugurare a questo punto nel 2027, possa consentire di incrementare in maniera consistente i proventi da matchday e no matchday. Questo passaggio infatti è indispensabile per avviare nei prossimi cinque anni la rincorsa di Milan e Inter alle big d’Europa. Per competere con i club-Stato e le nobili del Vecchio Continente messe a dura prova dalla panmdemia (soprattutto Real e Barcellona che però stanno realizzando avveniristici progetti di ammodernamento dei propri stadi) è necessario aumentare i ricavi verso la soglia dei 500 milioni annui.
Al termine della stagione 2003/2004 infatti il Milan era terzo nella classifica europea dei fatturati (con 222 milioni) e l’Inter ottava (con 165). Ai primi due posti c’erano il Manchester United (con 259 milioni di ricavi) e il Real Madrid (con 236). Il gap era limitato dunque e si è allargato nell’ultimo decennio. Ma il rimescolamento provocato dall’emergenza sanitaria può rappresentare un’occasione unica per invertire il trend.
La strada appare più lunga per il Milan che nei due anni della pandemia e fuori dalla Champions ha realizzato ricavi medi inferiori ai 250 milioni, mentre l’Inter si è attesta sopra i 350 milioni. Il club del fondo Elliot tuttavia è in crescita e sembra in grado, in linea con le prestazioni sportive, di recuperare terreno. I soli 106 milioni di indebitamento netto al 30 giugno 2021 (285 milioni quello lordo), il trend positivo di riduzione delle perdite (da 194 a 96 milioni nelle ultime 2 annate) e il supporto del fondo che nella scorsa stagione ha effettuato apporti per circa 130 milioni, rappresentano una base solida.
L’Inter, nonostante le difficoltà del gruppo Suning, ha ritrovato (tra operazioni di calciomercato e il sostegno indiretto di Oaktree) autonomia e sicurezza finanziaria, e lo scorso anno si è avvalsa della legge 126/20 per rivalutare library e marchio e puntellare il patrimonio con una riserva ad hoc di 203 milioni. In futuro appare però prioritario ridurre un indebitamento lordo che oggi supera gli 800 milioni e che si porta dietro oltre 30 milioni di interessi annuui (al 30 giugno i crediti esigibili erano pari a 130 milioni e le disponibilità liquide a 97).
Fonte: Il Sole 24 Ore