Il fumo in Italia fa più morti di droga, alcol, omicidi e incidenti messi insieme
La lotta al fumo di sigaretta ha portato a notevoli risultati, ma non è ancora abbastanza. In Italia, la maggioranza degli adulti tra i 18 e i 69 anni non fuma (59%) o ha smesso di fumare (17%), ma un italiano su quattro è ancora un fumatore (24%). E questo nonostante il fumo continui ancora a rappresentare la più grande minaccia per la salute umana, provocando in modo diretto 93mila decessi più di quanti ne provochi alcol, droga, incidenti stradali, aids, omicidi e suicidi messi insieme.
Ogni anno i decessi diretti da fumo sono 93mila
Secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) in occasione della Giornata mondiale senza tabacco «in Italia i decessi legati al fumo sono oltre 93.000 ogni anno, il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne». «Il costo sociale e sanitario per la collettività determinato dal fumo è pari in Italia a oltre 26 miliardi di euro ogni anno. – afferma il presidente Sima, Alessandro Miani – La vera emergenza attuale, come certificato dalle indagini presentate oggi dall’ Istituto superiore di sanità, è rappresentata dalle sigarette di nuova generazione, come quelle elettroniche o a tabacco riscaldato, che costituiscono la porta di ingresso che introduce i giovani al fumo». Gli ultimi numeri ufficiali registrano in Italia una abnorme crescita nel numero di fumatori che ricorre a dispositivi elettronici in particolare tra i giovani. «Come Sima chiediamo di rafforzare ed estendere gli interventi di contrasto sia attraverso una stretta alla pubblicità diretta e indiretta al fumo fatta attraverso i social network e che colpisce proprio i più giovani, sia mediante campagne di informazione dirette soprattutto ai minori circa i rischi sanitari connessi alle sigarette di nuova generazione», conclude Miani
Il 24% degli italiani è ancora un fumatore, il 30% sono giovani
La fotografia sul fumo emerge da due diverse indagini dell’Istituto superiore di sanità (Iss) rese note in occasione della Giornata mondiale senza tabacco del 31 maggio. Il 24% oggi degli italiani è ancora un fumatore, e questa percentuale cresce tra i giovani: il 30,2% usa almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica, e sempre in questa fascia di età raddoppia il policonsumo, ovvero l’utilizzo contemporaneo di diversi prodotti, che si attesta al 62,4%, rispetto a un precedente 38,7%. Le ricerche registrano anche un calo netto del numero dei centri antifumo. «Negli ultimi 15 anni la percentuale di fumatori si è ridotta, ma troppo lentamente. Erano il 30% nel 2008, adesso si attestano al 24% – evidenzia il presidente dell’Iss Rocco Bellantone -. Questo processo va accelerato puntando sulla prevenzione, che deve partire dalle scuole. Sono infatti proprio le scuole uno dei luoghi principali in cui costruire una socialità tra i bambini e ragazzi che punti a promuovere stili di vita sani, come l’abitudine a non fumare».
Allarme per il consumo in crescita tra i giovani
A preoccupare è, dunque, soprattutto il consumo tra i giovani, come emerge da un’indagine Iss tra gli studenti nell’anno 2023-2024 su un campione di 6012 ragazzi. Circa uno studente su tre tra i 14 e i 17 anni (30,2%) ha fatto uso di un prodotto a base di tabacco o nicotina negli ultimi 30 giorni, tra sigarette tradizionali, elettroniche e tabacco riscaldato. Tra le ragazze il consumo è leggermente maggiore. Quasi raddoppia rispetto al 2022 in questa fascia d’età il policonsumo, cioè l’utilizzo contemporaneo di questi prodotti, che si attesta al 62,4%, rispetto a un precedente 38,7%. L’età del primo contatto con la nicotina si attesta tra i 13 e i 14 anni. Inoltre, non appaiono esservi stretti controlli sull’età al momento dell’acquisto, tanto che la maggior parte dei ragazzi intervistati afferma di aver acquistato personalmente i prodotti al bar o dal tabaccaio. In circa un caso su tre i genitori sono a conoscenza del fatto che i ragazzi utilizzano un prodotto a base di tabacco o nicotina e sembrano tollerare maggiormente l’utilizzo dei nuovi prodotti rispetto alla sigaretta tradizionale. Ma i rischi non sono da sottovalutare. «Non bisogna dimenticare che la nicotina è una sostanza che dà dipendenza, e che ci sono evidenze degli effetti negativi per la salute anche dall’uso di questo tipo di dispositivi», avverte Simona Pichini che dirige il Centro Nazionale Dipendenze e Doping Iss.
Il 27% di tutti i tumori sono attribuibili al fumo
Secondo il ministero della Salute, il consumo di tabacco è la principale causa di cancro prevenibile, con il 27% di tutti i tumori attribuibili al fumo, tuttora il fattore di rischio con maggior impatto sulla mortalità per cause oncologiche, nonostante il trend dei fumatori sia in calo, secondo i recenti studi di Fondazione Aiom. Tra i tumori correlati al tabagismo cominciano comunque a vedersi alcuni segni di resa, seppur timidi. Gli interventi chirurgici di natura oncologica alla laringe e alla vescica sono calati rispettivamente del 2,3% in 2 anni e del 5,5% in 5 anni. Rimangono in crescita altri tipi di patologie oncologiche legate al fumo: tumore al polmone (+11,9% rispetto al 2017), esofago (+11,9%), cavo orale (+1,3%), pancreas (+9,3%) e rene (+12,4%). I dati sono stati raccolti e analizzati sempre in occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco (31 maggio 2024) da Micuro, la piattaforma digitale per trovare la miglior struttura sanitaria in Italia sulla base di valutazioni trasparenti e imparziali
Fonte: Il Sole 24 Ore