il futuro tra Louis Vuitton e Barcellona”

Da molti anni è il protagonista assoluto della America’s Cup: ha iniziato a condurre il team nel 2003 dopo la sonora sconfitta in patria, quando gli svizzeri hanno portato a Ginevra la Coppa. A volerlo era stato Matteo de Nora, l’imprenditore che aveva a preso a cuore, per la sua grande passione per la Nuova Zelanda, le sorti del team. Da allora è stata una graduale “ricostruzione” di una tradizione velica che era stata demolita per una fuga di talenti verso stipendi elevati anche se mai vicini a quelli di atleti di altri sport. Adesso è un “padrone”: comanda sia ACE (America’s Cup Events) sia Emirates Team New Zealand e lo fa con una energia notevole. Il destino del team è stato spesso vicino anche a quello di Luna Rossa, team amico/ nemico con cui ha condiviso molte esperienze. Nel 2017 Patrizio Bertelli, ritiratosi per un cambio di regole repentino del Defender Oracle, aveva fatto confluire diverse persone nel team neozelandese, Max Sirena compreso. Per inciso, Max e Grant condividono una passione fortissima per la moto. Si chiama Grant Stanley Dalton, i fedeli lo chiamano Dalty, oppure Mate, compagno. Fin dalla vittoria del 2021 si è capito che avrebbe voluto portare la Coppa nell’emisfero nord, forse in Europa, forse in Arabia Saudita dove grandi investimenti sono già disponibili per una prossima edizione.

Il marchio Louis Vuitton che accompagna la selezione degli sfidanti dall’87 è tornato protagonista dell’evento.
«Ha dato tanto alla Coppa e non credo che il nostro evento non sarebbe così forte se negli anni non ci fosse stato, quindi per me era naturale che tutto l’evento e non solo la selezione sfidanti fosse “presented by”. Conosco Pietro Beccari dall’inizio degli anni 2000 ed è stato facile trovare un accordo per il ritorno del brand. Anche perché ci sono tante affinità tra Louis Vuitton e la Coppa».

E’ soddisfatto di Barcellona?
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Quando abbiamo lasciato la Nuova Zelanda lo abbiamo fatto per sopravvivenza, e non con l’intenzione di non tornare mai, e quindi può succedere ma le condizioni che ci hanno spinto a partire restano, la crisi economica è forte. In Spagna c’è una time zone perfetta per la maggioranza degli sponsor e del pubblico, che mi aspetto cresca ancora. Funziona tutto e per cambiare idea dovrebbe succedere qualcosa di sbagliato».

Chi vorrebbe incontrare dei due sfidanti che sono adesso nella finale Louis Vuitton Cup?
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Il favorito cambia ogni due giorni…. e tra qualche ora potrei dire una cosa diversa. Il cuore è per Luna Rossa, con cui abbiamo condiviso tanti progetti e battaglie e che ci ha aiutato a vincere nel 2017 quando tanti del loro team erano rimasti con noi. Ma Luna Rossa in questa edizione è fortissima, si sono preparati molto bene. Ineos Britannia è cresciuta all’improvviso e appare veloce in alcune condizioni. Proprio per questo credo le restino dei buchi in alcune condizioni, per questo che sia più facile da battere».

Ma in una prossima edizione non sarebbe il caso di scegliere barche che assicurano il foiling anche con intensità di vento minori?
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Il limite di 6 nodi e mezzo è già piuttosto basso, sotto quel limite è anche noioso assistere alle regate con qualsiasi barca. Se le barche sono ben progettate e gli equipaggi ci sanno navigare, come ha fatto New Zealand nel 2021, salgono in foiling anche con intensità minori. Nel futuro forse vedo di più un coinvolgimento di giovani e donne e un format che ammetta anche le regate di flotta con gli AC75».

Fonte: Il Sole 24 Ore