Il G7 della Difesa entra nel vivo in una Napoli blindata: sul tavolo i dossier Ucraina, Libano e Indo Pacifico

Ucraina sicuramente. Crisi in Medio Oriente sicuramente. Ma anche gli equilibri (o gli squilibri) nei rapporti di forza nell’Indo pacifico, una mega area che va dalla costa orientale dell’Africa agli stati insulari del Pacifico e l’Asia Orientale, e che ha ormai acquisito una valenza strategica prioritaria sul piano della sicurezza. Tanto che lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione della riunione con gli omologhi della Nato ha posto l’accento sull’esigenza di «rafforzare la cooperazione in quest’area ormai cruciale sia per la sicurezza sia per le sfide globali». Sul tavolo del G7 della Difesa, che entra nel vivo oggi a Napoli dopo che ieri le delegazioni sono giunte nel capoluogo campano, non mancano, complice anche il proliferare delle crisi a livello internazionale, gli spunti di riflessione.

Basti pensare che è la prima volta nella storia del G7 in cui è stata prevista una riunione ministeriale dedicata alla difesa, decisione assunta dalla Presidenza italiana del G7 «per promuovere il ruolo del G7 quale efficace forum di consultazione anche per individuare un approccio condiviso a tematiche di carattere politico-militare».

Due sessioni

La giornata di oggi, sabato 19 ottobre, prevede due sessioni, una di mattina e una di pomeriggio, nelle quali verranno affrontati i dossier più caldi. Due su tutti: la guerra in Ucraina – è atteso il ministro ucraino della difesa Rustem Umerov – e la situazione in Medio Oriente, con il mutato scenario dopo l’uccisione del capo di Hamas Yahya Sinwar e le crescenti tensioni intorno alla missione Unifil in Libano, di cui ha parlato anche la premier Meloni nella sua trasferta in Giordania e a Beirut. Si parlerà anche degli equilibri nel continente africano e, appunto, nell’Indopacifico, e più in generale di politica industriale.

Dal segretario generale della Nato all’Alto rappresentante Ue, ecco chi partecipa

Intorno al tavolo, con il padrone di casa Guido Crosetto, i ministri della Difesa dei Paesi del G7, il segretario generale della Nato Mark Rutte e l’Alto rappresentante dell’Unione Europa per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. In serata le delegazioni si sposteranno a Palazzo Salerno, sempre in piazza del Plebiscito, sede del Comando Forze Operative Sud dell’Esercito. Domani mattina, domenica 20 ottobre, la giornata conclusiva del vertice prevede un incontro trilaterale dei ministri di Italia, Regno Unito e Giappone: una riunione durante la quale si dovrebbe parlare del Global combat air programme (Gcap) che prevede la realizzazione di un caccia di sesta generazione.

Il nodo della soglia del 2% del Pil in spese destinate alla Difesa

Sullo sfondo, soprattutto nell’interlocuzione con Rutte e nel contesto delle crescenti sfide sul piano della sicurezza, le parole del responsabile della Difesa italiano, giunte a pochi giorni dal varo da parte del governo, ancora una volta nel contesto di una coperta corta delle risorse a disposizione, della manovra economica. «Il 2% del Pil in difesa – ha ricordato Crosetto – è un dato acquisito da tutte le nazioni nella Nato e siamo rimasti tra i pochi a non averlo ancora raggiunto: questo è un tema sia politico, perché ci siamo impegnati a raggiungerlo, ma anche un problema della difesa italiana, perché in un periodo di questo tipo l’investimento per la difesa non lo fai solo perché fai parte di un’alleanza, ma perché la difesa e la deterrenza sono necessarie per garantire un futuro democratico, anche alla nostra nazione».

Fonte: Il Sole 24 Ore