il gap tra grandi aziende e PMI nell’era ESG”
Un’ulteriore fattore di discordanza legato al fattore dimensione è relativa ai modelli adottati per la distribuzione delle responsabilità legate alla transizione, e più precisamente alla costituzione di un team ESG dedicato e a una gestione centralizzata di queste tematiche: tale soluzione è molto più comune fra le grandi aziende (e nel 58% dei casi nello specifico) rispetto a quanto avviene nelle Pmi (dove la percentuale scende al 25%), che prediligono in due casi su tre un modello di responsabilità diffusa.
Le ragioni del gap tra le imprese
Ma quali sono le ragioni di questo gap? Il rapporto ha messo in luce come le motivazioni siano molteplici e come alla base vi siano fattori di tipo economico-finanziario. Dallo studio emerge infatti che, tra le principali difficoltà che le aziende riscontrano nel percorso verso la sostenibilità, ci sono i costi che la transizione comporta (lo afferma il 61% del campione) e la scarsità di risorse finanziare per farvi fronte (il 41%). Le aziende di piccole dimensioni, meno strutturate e che meno possono contare su economie di scala, sono quelle che faticano di più a far fronte a queste difficoltà, restando più indietro nel percorso di sviluppo sostenibile. Va letta in questo senso, del resto, la scelta delle Pmi di convogliare gli sforzi in ambito “Environment”, investendo per esempio in soluzioni di efficientamento energetico con l’obiettivo di ottenere non solo benefici in termini sostenibilità ma anche un risparmio sui costi operativi.
Una seconda importante causa è il rispetto dei criteri ESG, aspetto sempre più rilevante nei rapporti con clienti e fornitori. Nel caso delle aziende con più di cinquanta dipendenti, spesso inserite in filiere internazionali, questo accade con una incidenza significativamente maggiore: due realtà su tre, infatti, sono oggi tenute a rispettare i criteri di sostenibilità imposti dai clienti e tre su quattro hanno definito regole per la selezione dei fornitori basate anche sul rispetto dei criteri di sostenibilità, social e governance.
Indipendentemente dal modello adottato e a qualunque punto della transizione si trovino, le aziende concordano però su un aspetto, per altro cruciale di questo processo: le competenze. Lo studio ha approfondito il tema individuando quelle che rivestono un maggiore impatto nel percorso di sviluppo sostenibile e il 54% degli intervistati ha segnalato in proposito la necessità di nuove skill tecniche, mentre il 36% ha evidenziato la necessità di nuove competenze manageriali. Parliamo in concreto della conoscenza di tecnologie a sostegno dell’innovazione in ambito produttivo, di soluzioni di finanza agevolata e di energy management e di modelli di economia circolare, senza dimenticare che serviranno anche figure in grado di governare il cambiamento e di aumentare la capacità di anticipare il futuro. Attrarre le competenze necessarie allo sviluppo sostenibile, come confermano gli esperti di Wyser, è la chiave per governare una transizione di sistema complessa e su più fronti come quella dell’ESG. E questo paradigma vale per qualsiasi azienda, a prescindere dalle sue dimensioni.
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Fonte: Il Sole 24 Ore