Il Garante privacy censura la campagna anti abusi dell’Ue

Il Garante privacy censura la campagna anti abusi dell’Ue

Il Garante europeo della protezione dei dati personali (Edps) si è recentemente pronunciato in relazione a un caso di trattamento illecito di dati personali nell’ambito di una campagna pubblicitaria promossa dalla Commissione europea attraverso la piattaforma X (già Twitter).

I fatti

Il reclamo era stato presentato nel novembre del 2023 dall’associazione per la tutela dei diritti digitali Noyb in rappresentanza di un cittadino olandese. La campagna pubblicitaria, predisposta dalla Direzione generale per migrazione e affari tra il 15 e il 28 settembre 2023, era finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica sul contenuto di una proposta legislativa volta a prevenire e contrastare gli abusi sessuali su minori.

Per raggiungere un pubblico mirato in otto degli Stati membri, la Commissione si era affidata a un’agenzia esterna che aveva utilizzato tecniche di selezione ed esclusione basate su parole chiave (keyword targeting), identificando i destinatari attraverso le funzionalità offerte dalla piattaforma X. Sfruttando questi meccanismi, la campagna aveva, per esempio, adottato quale proprio target i cittadini di maggiore età provenienti dai Paesi Bassi e lingua olandese; viceversa, aveva escluso segmenti di audience correlati ad alcuni partiti, movimenti o esponenti politici, o ancora ad alcune opinioni politiche o religiose.

I motivi della violazione

L’associazione Noyb ha contestato la legittimità della campagna, sostenendo che violava le disposizioni del regolamento (Ue) 2018/1725 – l’omologo del Gdpr applicabile alle istituzioni, agli organi e organismi dell’Ue– per diversi motivi.

In primo luogo, l’associazione ha lamentato che le attività di trattamento, lungi dall’essere limitate a dati comuni, si estendono a categorie particolari di dati personali: l’uso di parole chiave per includere o escludere determinati utenti implicava il trattamento di dati relativi, tra l’altro, a opinioni politiche e credenze religiose, i quali godono di una protezione rafforzata che si traduce in uno speciale statuto giuridico. Inoltre, quale conseguenza, veniva contestata la carenza di un’idonea base giuridica: la Commissione non avrebbe ottenuto il necessario consenso esplicito degli utenti e non avrebbe così rispettato le eccezioni previste dalla normativa per il trattamento di questi dati. Così facendo, la Commissione avrebbe realizzato attività di profilazione non autorizzata degli utenti della piattaforma X sulla base di opinioni e convincimenti.

Fonte: Il Sole 24 Ore