«Il marchio Italia è forte e può spingere l’export a 700 miliardi»
«Le incognite e le difficoltà sullo scenario internazionale, che pesano sulle esportazioni di prodotti italiani, sono moltissime. Eppure, nonostante questo l’export italiano ha tenuto anche nel 2024, un anno che, se saremo fortunati, potrebbe chiudere anche con un piccolo segno positivo. Questo testimonia la forza del marchio made in Italy e la qualità dei prodotti italiani: pur di averli, i clienti internazionali sono disposti anche a pagare di più». Per questo Matteo Zoppas, confermato per i prossimi 4 anni alla guida di Ice, l’Agenzia governativa per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, si dice convinto che l’obiettivo di superare i 700 miliardi di euro di export entro fine legislatura al 2027, annunciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, sia «opportuno e raggiungibile».
Come si raggiunge?
Innanzitutto, è importante il fatto stesso che il ministro abbia posto questo obiettivo: è un modo per allinearci come sistema Paese e impegnarci per raggiungerlo, agendo in sinergia. In un anno e mezzo dalla mia nomina a presidente di Ice ho visto una spinta decisa da parte del governo all’export, che oggi vale fino al 40% del Pil, identificato come grande opportunità per lo sviluppo dell’economia italiana. Il vero mestiere è quello fatto dagli imprenditori, con la continua ricerca e sviluppo dei prodotti, grazie ai quali il nostro export è riuscito a crescere dai 480 miliardi del 2019 ai 626 miliardi del 2023, nonostante tutte le difficoltà che conosciamo. Prima la pandemia e l’aumento dei costi logistici e di trasporto, che hanno portato anche al raddoppio dei prezzi finali di alcune categorie merceologiche. Poi i conflitti bellici, con l’aumento dei costi di materie prime ed energia e la crisi del canale di Suez. Nonostante questo, la «brand awareness» del made in Italy ha tenuto. Partendo dagli ultimi dati Istat disponibili sulle esportazioni, un -0,5% tra gennaio e ottobre rispetto allo stesso periodo 2023, e dalle stime della Commissione europea di novembre (Autumn 2024 Economic Forecast, ndr) che ci danno un -0,6%, ritengo che il 2024 possa chiudere sugli stessi livelli dello scorso anno, 626 miliardi di euro Proporrei un brindisi ai colleghi del sistema Paese se si andasse sopra l’1 o il 2%.
Qual è il ruolo di Ice per ottenere questi risultati?
A sostegno del lavoro degli imprenditori c’è quella che mi piacerebbe chiamare l’infrastruttura per la crescita dell’export, costituita da soggetti governativi come Ice, Sace e Simest. Questi due intervengono principalmente con la leva finanziaria, mentre il mestiere di Ice è fare sviluppo attraverso il matchmaking tra domanda e offerta, quindi attività che portano gli imprenditori a contatto con i potenziali clienti. Lo facciamo con una rete di circa 80 uffici nel mondo e di trade analist. Siamo efficaci soprattutto su imprese medie-piccole, che hanno la possibilità di essere accompagnate sui mercati di loro interesse. Tra gennaio e novembre 2024 abbiamo erogato 60mila servizi, il 51,6% in più del 2023, per 12.390 aziende. Abbiamo organizzato oltre 730 partecipazioni a eventi fieristici o missioni imprenditoriali all’estero, per 21.500 aziende italiane, e 185 iniziative promozionali in Italia, con circa 13mila operatori esteri. Per il prossimo anno, siamo ancora in attesa di sapere quali saranno le risorse a nostra disposizione. Stiamo definendo le priorità, accelerando sugli investimenti che aumentano lo sviluppo, come fiere e missioni di imprenditori. Il nostro è un continuo lavoro di semina.
Fonte: Il Sole 24 Ore