Il mercato delle banane o dell’arte? Un Cattelan da 6,2 milioni
La sera del 20 novembre a New York il lotto ‘Comedian’ di Maurizio Cattelan, una delle tre edizioni di una banana attaccata al muro da un pezzo di nastro adesivo industriale che ha debuttato nel 2019 allo stand della galleria Perrotin alla fiera di ArtBasel Miami, dove era stata venduta per la prima volta per 120mila dollari, è stato lungamente conteso fino a realizzare 5,2 milioni di dollari da una stima garantita dalla casa d’asta Sotheby’s di 1-1,5 milioni di $, che divengono 6,2 milioni di $ con le commissioni. Resta imbattuto il record dell’artista «Him» (2001), la scultura di Hitler inginocchiato in preghiera del 2001 (ed. di 3) scambiata in asta nel 2016 da Christie’s New York per il prezzo di martello di 15.200.000. E’ ancora comunque lunga la strada per Cattelan per invertire la rotta delle sue quotazioni sotto il martello che dal 2002 a oggi hanno perso il -45,9 per cento.
Le criptovalute e l’arte
Come era facile prevedere dal momento che Sotheby’s ha annunciato di accettare di regolare i pagamenti anche in ‘cryptocurrency’, l’acquirente viene dal mondo degli entusiasti della blockchain: si tratta del cinese Justin Sun. Possiamo ipotizzare che il nuovo proprietario lo faccia divenire una forma di investimento per terzi sotto forma di NFT o similari, dato il nuovo slancio a queste forme di scommessa a seguito dell’elezione di Trump e Musk. Si tratta tutti sommato di uno scambio equo: moneta inesistente paga per un lotto che di concreto ha solo la banana.
L’episodio rende perfettamente lo stato a cui è giunto il mondo dell’arte contemporanea, che premia un sensazionalismo buono per ticktock e Instagram, un prodotto pronto per operazioni di speculazione finanziaria grazie all’eliminazione stessa dell’opera.
Per gli artisti seri che ancora esistono e cercano magari di contestualizzare il simbolo della banana nell’ambito dell’assurdo evoluzione dell’economia mondiale il messaggio è chiaro e deprimente: uno scherzo vale più di ogni ragionamento. E la credibilità del mercato, anche agli occhi del pubblico generale, ne esce a pezzi.
Il banditore ha passato i minuti di attesa fra i rilanci al telefono infilando battute sulla banana che nel contesto di un film dei Minions avrebbero anche fatto ridere; sono lontani i tempi dello storico banditore di Sotheby’s Peter Wilson che nel 1958 inventò la prima asta-evento ‘black-tie’. E di quando il Guggenheim comperava dipinti invece di banane.
Fonte: Il Sole 24 Ore