«Il mercato in galleria cresce, sono le aste ad essere in crisi»

«Il mercato in galleria cresce, sono le aste ad essere in crisi»

Nessuna crisi all’orizzonte, ma solo un cambio di passo e forse di percezione. Il mercato dell’arte a detta di tutti flette, eppure Massimo De Carlo, gallerista di lungo corso dal 1987 quando ha aperto MDC in via Panfilo Castaldi a Milano, dal suo punto di osservazione privilegiato – cinque gallerie negli hub dell’arte tra Milano, Londra, Parigi, Hong Kong e Seul più uno spazio virtuale – vede il cambiamento ma non la crisi.

Che cosa vedi?

Il sistema sta mutando, la velocità lascia il passo alla riflessione e tutti – istituzioni, operatori e collezionisti – stanno rimodellando le relazioni. Il segno della crisi è dato dal calo dei fatturati e dei prezzi in asta, ma è solo quel modello a venir meno, non la domanda di arte. La domanda si confronta oggi inevitabilmente con un contesto legato a fatti politici e guerre. Oggi il collezionista non è più vittima dello status symbol che assegnava un valore assoluto all’opera. Dopo trent’anni di ascesa del mercato con centinaia di sedute d’asta, fiere, e mostre visitate il collezionista sa ormai che le opere hanno una storia molto diversa da quella di una narrazione che ha sempre visto come unico valore, anche giornalistico, il raggiungimento del prezzo più alto.

Nel 2019 il fatturato della tua galleria era di 31 milioni di €, nel 2023 ha superato i 38 milioni con un incremento del 20% e, addirittura, i dipendenti sono passati da 30 a 70 nel 2024 (+133%). Si cresce senza interruzione, dunque?

Il fatturato globale della galleria poggia principalmente sui mercati stranieri; l’Italia partecipa del 15% sul fatturato globale della galleria. Oggi rappresentiamo molti più artisti di un tempo (con 7 nuovi arrivi), le fiere sono aumentate da 9 a 12 l’anno. Nell’anno in corso sono 16 le mostre già realizzate tra Milano, Londra, Hong Kong e Pechino più 21 a MASSIMODECARLO Pièce Unique a Parigi. Ne abbiamo in programma altre sette entro fine anno. Direi che no, non ci uniamo al piagnisteo sul mercato, anzi crediamo si vada allargando in tutte le direzioni possibili, certamente con qualche manierismo, si preferisce la pittura più del video e meno della scultura. E il collezionista, quando compra, non ragiona soltanto in termini di sensibilità culturale ma anche di sostenibilità economica.

Fonte: Il Sole 24 Ore