Il Papa in moschea a Giacarta: «Nessuno ceda a integralismo e violenza»

Il Papa in moschea a Giacarta: «Nessuno ceda a integralismo e violenza»

A Giacarta il Papa e il grande imam della moschea Nasaruddin Umar, e gli altri leader confessionali presenti all’incontro interreligioso, hanno firmato la Dichiarazione congiunta per «promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità». «L’esperienza religiosa sia punto di riferimento di una società fraterna e pacifica e mai motivo di chiusura e di scontro -ha detto Bergoglio -. Che nessuno ceda al fascino dell’integralismo e della violenza, che tutti siano invece affascinati dal sogno di una società e di un’umanità libera, fraterna e pacifica». Intorno alle 9:00 locali (quando in Italia erano le 4) , Francesco ha fatto una sosta davanti al “Tunnel dell’amicizia”, che collega la moschea Istiqlal di Giacarta alla Cattedrale. Qui il Papa ha pronunciato un breve saluto. Quindi il benvenuto dell’imam, infine la firma della Dichiarazione congiunta e il discorso del Vescovo di Roma.

Il Papa e altri leader: fede strumentalizzata per conflitti

«Il fenomeno globale della disumanizzazione è caratterizzato soprattutto da violenze e conflitti diffusi, che spesso provocano un numero allarmante di vittime. È particolarmente preoccupante che la religione sia spesso strumentalizzata in questo senso, causando sofferenze a molti, soprattutto donne, bambini e anziani. Il ruolo della religione, tuttavia, dovrebbe includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana». È quanto si legge al punto 1 della “Dichiarazione congiunta”.

Bergoglio: tutte le religioni del mondo hanno una radice comune

Il Papa ha sottolineato che «la radice comune a tutte le sensibilità religiose è una sola: la ricerca dell’incontro con il divino, la sete di infinito che l’Altissimo ha posto nel nostro cuore, la ricerca di una gioia più grande e di una vita più forte di ogni morte, che anima il viaggio della nostra vita e ci spinge a uscire dal nostro io per andare incontro a Dio. Ecco, ricordiamoci questo – ha invitato -: guardando in profondità, cogliendo ciò che scorre nell’intimo della nostra vita, il desiderio di pienezza che abita il profondo del nostro cuore, noi ci scopriamo tutti fratelli, tutti pellegrini, tutti in cammino verso Dio, al di là di ciò che ci differenzia». Nella prospettiva simboleggiata dal “tunnel dell’amicizia”, che collega la Moschea ’Istiqlal’ alla Cattedrale cattolica, l’esortazione del Papa a «guardare sempre in profondità» è «perché solo lì si può trovare ciò che unisce al di là delle differenze». Infatti, «mentre in superficie ci sono gli spazi della Moschea e della Cattedrale, ben definiti e frequentati dai rispettivi fedeli, sotto terra, lungo il tunnel, quelle stesse persone diverse si incontrano e possono accedere al mondo religioso dell’altro». Secondo Francesco, «questa immagine ci ricorda una cosa importante: che gli aspetti visibili delle religioni – i riti, le pratiche e così via – sono un patrimonio tradizionale che va tutelato e rispettato». Ma è importante «ciò che sta ’sotto’, quello che scorre in modo sotterraneo, proprio come il ’tunnel dell’amicizia».

Fonte: Il Sole 24 Ore