Il paradigma interpretativo del futuro che ci viene dai classici

Cosa manca al nostro tempo dell’effimero? È questo il tema e la domanda a cui vogliono rispondere gli animatori del Festival del Classico che si terrà a Torino dal 30 novembre al 3 dicembre organizzato dalla fondazione Circolo dei lettori presieduta da Luciano Canfora.

L’idea di fondo è quella di individuare “un paradigma interpretativo, ancorato alla memoria del passato ma capace di orientare il futuro”. Perché la storia non è un fluire incessante: se si trovano adeguati strumenti di lettura – è la tesi dei curatori – si può notare l’esistenza di avvenimenti che offrono occasioni per riflettere sulla vita collettiva. E anche il sottotitolo di questa rassegna giunta ormai alla sesta edizione, “Oriente/Occidente”, risulta quanto mai attuale per interpretare la contemporaneità che appare molto confusa.

Sulle rive dell’Ellesponto

Ad aprire i lavori sarà il curatore Ugo Cardinali che terrà una relazione dal titolo “Oriente e Occidente: categorie ambivalenti nell’universo globale”, in cui racconterà come la scissione tra due mondi è cominciata sulle rive dell’Ellesponto, su cui è nata in seguito Costantinopoli, l’antica Bisanzio, Occidentale per cultura, ma che era Oriente per i crociati. A seguire, lo stesso giorno, sarà la volta del presidente Luciano Canfora che parlerà di “Scontro o incontro?” discutendo con Lucio Caracciolo e Giulia Pompili sui difficili rapporti tra occidente e oriente, tra pretese di superiorità culturale che affondano le loro origini nelle guerre greco-persiane del V secolo avanti cristo.

Tra est e ovest

Il festival – che ogni giorno avrà due momenti di riflessione che toccheranno generi diversi (lezioni, dialoghi, letture, dispute dialettiche, presentazione di libri, spettacoli teatrali, alimentati dalle parole della letteratura e della filosofia, sullo sfondo della storia) – seguirà il filo conduttore degli intricati rapporti ancora non risolti tra est e ovest, con uno sguardo al passato al fine di trovare una convivenza possibile. L’idea di fondo da cui nasce il festival è che “la cassetta degli attrezzi la mettono a disposizione i classici”, libri che non offrono soluzioni semplificate, ma ripropongono antichi dilemmi, e che non presentando un’immagine unilaterale ed edulcorata dell’uomo e del mondo, danno modo di pensare.

Il giorno seguente sarà la volta della grecista Olimpia Imperio e poi del filologo Maurizio Bettini. Mentre il due dicembre a discutere intorno al concetto di “radicalizzazione” dello scontro tra oriente e occidente saranno i giornalisti Claudio Pagliara e Simonetta Rho e poi il cardinale Gianfranco Ravasi con il latinista Ivan Dionigi; nel secondo incontro, invece, si parlerà di “Femminile tra oriente e Occidente” con Eva Cantarella e Margherita Rubino. A chiudere il Festival il giorno seguente saranno, prima, la bizantinista Silvia Ronchey che racconterà “La vera storia di Ipazia” e dopo il giurista Gianmaria Ajani, con Laura Pepe e Stefania Stafutti, rispettivamente docenti delle università di Milano e di Torino, che concluderanno la rassegna con una discussione sul diritto da “Confucio alla globalizzazione”.

Fonte: Il Sole 24 Ore