Il Pnrr di ferrovie, strade e ciclabili: 1.241 progetti da 51,6 miliardi

Tanto i progetti di efficientamento energetico finanziati dal Pnrr risultano polverizzati e concentrati sulle abitazioni private quanto gli interventi sulle infrastrutture e i trasporti sono pochi, finanziariamente molto più pesanti e nella quasi totalità dei casi gestiti da un pugno di operatori. Parliamo di appena 1.241 misure (lo 0,4% del campione complessivo di 306.705 progetti), che valgono però 51,59 miliardi di euro, il 26,5% dell’intero Recovery italiano. Con la parte del leone gestita dagli investimenti sulla rete ferroviaria.

Il 59% degli interventi insiste nell’ambito della Missione 2 del Piano, relativa alla rivoluzione verde, seguita dalla Missione 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile» (33,44% del totale), dalla Missione 5 «Inclusione e coesione» (6,77% del totale) e infine dalla Missione 1 «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura» (0,81% del totale). Ma se si guarda alla distribuzione dei fondi, la Missione 3 fa il pieno, con ben 46,16 miliardi, pari all’89,5% della dotazione complessiva per questo filone.

Numeri e percentuali che certo non sorprendono, così come non stupisce che i Comuni gestiscano sì la maggior parte dei progetti – 465 – ma per un plafond di risorse molto esiguo (3,75 miliardi). La parte del protagonista tocca alla principale stazione appaltante del Paese, ossia Rfi, che è soggetto attuatore di 333 interventi per un valore di 45,46 miliardi, l’88% del totale dei fondi assegnati ed è notoriamente in testa alla classifica dei primi cento assegnatari di risorse Pnrr. Non c’è confronto, nel settore delle infrastrutture, con gli altri operatori diversi dalle amministrazioni pubbliche: Anas segue a grande distanza con quattro progetti da 126,12 milioni.

A scattare la fotografia dettagliata mettendo in fila i dati è l’Ifel, l’Istituto per la finanza e l’economia locale dell’Anci, nell’ambito del progetto sviluppato con Il Sole 24 Ore per accendere i riflettori sul «Pnrr delle cose», ovvero sugli impatti concreti del Piano nazionale di ripresa e resilienza sui territori. Andando oltre l’esame formale degli avanzamenti nelle diverse Missioni e Componenti, l’analisi punta a ricostruire il contenuto effettivo degli interventi, estrapolato dalle descrizioni collegate a ogni codice unico di progetto censito dalla piattaforma ReGis, il “cervellone” telematico del ministero dell’Economia.  Con l’ausilio dell’intelligenza artificiale generativa, in ogni Cup vengono individuate le parole chiave per comprendere l’effetto concreto delle misure finanziate con i fondi comunitari.

Coerentemente con il quadro tratteggiato dalla distribuzione dei progetti e dei fondi tra i diversi attori del sistema, le infrastrutture stradali rappresentano la maggior parte degli interventi (sono 739, il 59,5% del totale dei 1.241 investimenti), ma in termini finanziari pesano solamente 732,3 milioni. Nulla a che vedere con le infrastrutture ferroviarie: i progetti sono 434 (il 35%), ma valgono ben 47 miliardi (di cui 45 per il potenziamento delle linee), il 91,2% della torta. I progetti per il trasporto urbano sono 51 per 3,7 miliardi: trenta, per 3,4 miliardi, puntano allo sviluppo di linee metropolitane e tramviarie. Del tutto residuali gli interventi per il potenziamento dei trasporti multimodali e intermodali: sono 17 per 654.420 euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore