Il procuratore nazionale Melillo: «Indipendenza pm patrimonio da difendere». Carbone (Dia): «Evoluti schemi di riciclaggio a Dubai»

Il procuratore nazionale Melillo: «Indipendenza pm patrimonio da difendere». Carbone (Dia): «Evoluti schemi di riciclaggio a Dubai»

In prima fila era seduto anche Giuliano Turone, grande memoria storica della magistratura italiana e ideatore, con Giovanni Falcone, del modello investigativo “Follow the money”, cioè segui il denaro per risalire a quella gerarchia mafiosa che infesta il Paese. Il momento è stato la presentazione del calendario istituzionale 2025 della Direzione investigativa antimafia, organismo interforze diretto dal generale Michele Carbone, cui hanno partecipato anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il vice direttore generale della Pubblica sicurezza Raffaele Grassi, la presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo, il direttore dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) Enzo Serata e l’avvocato e saggista Umberto Ambrosoli, che attraverso le sue opere letterarie e il suo impegno pubblico continua a promuovere i valori di legalità del padre Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore della Banca d’Italia ucciso nel 1979 su mandato di Michele Sindona.

Il calendario non è solo una elencazione cronologica di mesi, ma una sintesi di come è nato, si è evoluto e si è sviluppato il modello investigativo “Follow the money”, reso possibile dall’impegno di pm e forze dell’ordine, che oggi, nella Dia, trova l’espressione più nobile di quel patto “magistrati-polizia giudiziaria” che ha innescato la prima vera antimafia giudiziaria, ma anche quella civile.

Il modello investigativo

Turone è un nome di rilievo. Le sue indagini hanno portato all’arresto di Luciano Liggio, all’epoca capo dei Cosa nostra. Nel 1979 ha arrestato Michele Sindona per l’omicidio Ambrosoli. Nel 1983, con Gherardo Colombo, ha indagato sulla P2, fino ad approdare nel 1990 nel primo gruppo di magistrati della Procura nazionale antimafia. Turone ha ricostruito la nascita di questo modello d’indagine finanziaria. Nel giugno del 1982, dal 4 al 6, si tenne a Castel Gandolfo un convegno organizzato dalla “Commissione per la riforma giudiziaria e l’amministrazione della giustizia”. In questa occasione, i magistrati Giovanni Falcone e Giuliano Turone presentarono una relazione intitolata “Tecniche di indagine in materia di mafia”. La relazione illustrava un approccio innovativo nelle indagini antimafia, focalizzato sul tracciamento dei flussi finanziari generati dalle attività illecite. Questo metodo, riassunto nel principio “segui i soldi”, mirava a identificare e colpire le risorse economiche delle organizzazioni mafiose, ritenute il loro punto vulnerabile. La relazione di Castel Gandolfo rappresentò un punto di svolta nella lotta alla mafia, ponendo le basi per strategie investigative e legislative che, negli anni successivi, si sarebbero rivelate fondamentali nel contrasto alla criminalità organizzata.

Pm patrimonio da difendere

«Tutto ciò che cerchiamo di difendere è un patrimonio che non ci è stato dato una volta per tutte, ma va convintamente e tenacemente difeso perché è un patrimonio culturale che si aggrega intorno a idee fondamentali: l’indipendenza del pm, il riconoscimento della necessità che fenomeni complessi hanno bisogno di modelli organizzativi e metodo di lavoro adeguati alla complessità». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo. In tal senso Melillo ha spiegato che oggi «abbiamo squadre investigative comuni con Argentina, Brasile, Ecuador, Colombia. Per questo, dice, «nessun Paese può pensare di farcela da solo perché i mercati di stupefacenti, riciclaggio, rivelano che le organizzazioni criminali vanno integrandosi su scala globale». Poi ha sottolineato: «Oggi, a distanza di 45 anni dalla sua morte, dobbiamo ancora tanto a Boris Giuliano, un vicequestore in grado di costruire ponti per altri neanche immaginabili. Molto è cambiato ma alcune cose non mutano e che dovrebbero essere ricordate soprattutto da quanti fanno della giustizia un terreno di polemiche acri e logoranti».

Riciclaggio internazionale

«Pizzerie, ristoranti, alberghi sono veicoli societari importanti perché vengono usati come “lavatrici”», ma «i riciclatori hanno la necessità di costruire società che operano sul mercato e di introdurre denaro. Sono schemi di riciclaggio sempre più importanti perché fanno riferimento alla finanza asiatica e islamica – ha aggiunto -. Molto spesso si fermano a Dubai». Così il direttore della Dia Michele Carbone nel suo intervento. Ha inoltre spiegato che «oggi possiamo dire che questi “grandi movimenti di denaro” (che naturalmente sono da intendersi comprensivi di strumenti di credito o risparmio al portatore) hanno riguardato non solo la criminalità organizzata e di stampo mafioso, ma altri tre contesti: il terrorismo nazionale (negli anni di piombo); la corruzione specie del settore pubblico (sfociata nelle inchieste di tangentopoli della prima metà degli anni ’90);  l’evasione fiscale. Sul punto, al netto dei vari condoni tributari che hanno ciclicamente segnato la storia del nostro Paese e delle diverse liste offshore (Falciani, Pessina, Panama Papers, Dubai), basti ricordare che con le sole sanatorie valutarie (i cosiddetti scudi fiscali e voluntary disclosure) degli anni 2001-2002-2009 e 2014, sono emersi capitali per circa 250 miliardi di euro collocati dagli italiani in Paesi come Svizzera, Lussemburgo, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino, Bahamas, Singapore, Liechtenstein».

Fonte: Il Sole 24 Ore