Il ritorno dello ZX Spectrum, i videogiochi impossibili e Proust

Il ritorno dello ZX Spectrum, i videogiochi impossibili e Proust

Lo ZX Spectrum 16K/48K è una delle primissime console per videogiochi, nera, compatta e con tasti multifunzione in gomma per programmare in Basic. Fu presentato il 23 aprile 1982. All’epoca costava 360 mila lire. Fu il regalo di Natale di una generazione che voleva passare a qualcosa di diverso e di più rispetto all’Atari VCS, allora la console per antonomasia, lanciata alla fine degli anni ’70, che aveva solo i joystick. Lo ZX Spectrum è stato il primo modello di home computer europeo e fu il maggiore concorrente del Commodore 64 statunitense. Dietro c’era un inventore britannico, Sir Clive Sinclair, che divenne un’icona.

Chi sta scrivendo questo articolo cominciò a studiare programmazione proprio sullo Spectrum. I giochi erano archiviati in audiocassette. La tecnologia si basava sulla modulazione audio, in particolare la modulazione di frequenza (FM). Una volta inserite in un registratore collegato alla console, si digitava LOAD “” o LOAD “nomedelgioco”, si premeva Play e, a quel punto, partiva un sibilo, i bordi dello schermo diventavano blu e gialli, e il videogioco veniva lanciato con tanto di schermata in grafica a 8 bit. Il caricamento di un gioco poteva richiedere dai cinque ai dieci minuti. Ma non andava quasi mai tutto liscio al primo colpo. Spesso era un’operazione che richiedeva pazienza e una buona dose di abilità manuale.

Ricordo l’ansia adolescenziale quando compariva la scritta “Tape Loading Error”, che significava controllare il volume del registratore, riavvolgere e riprovare. Bisognava anche controllare le testine del registratore, verificando che fossero pulite, oppure lo stato di salute dell’audiocassetta. Allora non c’era Internet, c’erano solo le riviste di videogiochi cartacee e il disegno di copertina. Erano grandi promesse che spesso si portavano dietro grandissime delusioni.

Quando Plaion e Retro Games hanno annunciato il lancio di The Spectrum, una moderna rivisitazione dello ZX Spectrum, la scelta è stata quella di provarlo come se fosse una moderna madeleine di proustiana memoria: un trucco per tornare indietro nel passato. E così è stato. A differenza delle emulazioni precedenti, The Spectrum è la prima a replicare il design della macchina inventata da Clive Sinclair. Quindi sì, i tastini di gomma ci sono, anche se sembrano diversi al tatto rispetto a quelli dell’originale. Sono inclusi anche 48 giochi preinstallati.

Il caricamento del gioco non è quello di una volta, ed è un peccato, perché l’effetto “ricordo” sarebbe stato più potente. La fisicità della macchina e i giochi bastano però a riportarti indietro nel tempo. I titoli caricati sono essenziali e ipnotici. Rispetto a quelli attuali, sono vere macchine di frustrazione che farebbero impallidire i souls-like più difficili. Erano un’altra epoca del videogioco. Guai a mostrarla ai videogiocatori più giovani: il rischio è di sentirsi davvero vecchi.

Fonte: Il Sole 24 Ore