Il salmone norvegese domina sulla tavola delle famiglie italiane

Arriva (quasi) tutto dalla Norvegia ed è tutto di allevamento il salmone consumato in Italia. La produzione norvegese è alla base di alcuni piatti tipici della tradizione culinaria italiana, quelli realizzati con baccalà e stoccafisso, altre due specie che l’ente di promozione statale del paese scandinavo, il Norwegian Seafood Council, rappresenta nel mondo e soprattutto in Europa. Quest’anno è stata la stessa ministra norvegese della Pesca e politica oceanica Marianne Sivertsen Naess, alla sua prima visita in Italia, ad accompagnare la tappa a Roma in occasione della sessione Fao sulla sostenibilità della pesca e dell’acquacoltura. Un valore «che per noi è fondamentale – ha sottolineato il ministro – così come è fondamentale lavorare sulla sostenibilità di tutto il settore agroalimentare norvegese. Da questo punto di vista l’Italia è per noi un esempio, oltre che un importante mercato, quindi continueremo a lavorare per rafforzare le nostre relazioni commerciali».

I vincoli della politica europea di settore sono tra le ragioni storiche alla base della mancata adesione della Norvegia all’Ue, ma questo non ha impedito all’export di cresce ininterrottamente negli ultimi 15 anni; né i dazi all’import rappresentano un ostacolo, tanto è vero che verso l’Europa, come ha confermato la stessa ministra, viene spedito prodotto fresco destinato poi ad essere lavorato, prevalentemente negli affumicatoi polacchi e francesi, per aggirare le tariffe europee sul prodotto finito. Una crescita che potrebbe ora essere agevolata dai drastici tagli proposti da Bruxelles, fino al 36%, alle catture di salmone nel Mar Baltico a seguito di una valutazione scientifica che denuncia la “situazione disastrosa” in cui versano le aree di pesca.

Polonia, Francia e Italia sono nell’ordine i primi mercati di esportazione. Essendo l’Italia un paese fortemente deficitario con percentuali che arrivano all’80%, rappresenta uno dei mercati più importanti per le prospettive di crescita dell’export di pesce norvegese, con il salmone entrato ormai a pieno titolo nella dieta nazionale.

Nel 2023 l’Italia è stata il dodicesimo mercato d’esportazione per i prodotti ittici norvegesi per quantità (84mila tonnellate) e il nono in termini di valore con 657 milioni di euro, di cui l’86% dalle vendite di salmone. Ma oltre alle 74mila tonnellate importate direttamente ogni anno che fanno dell’Italia il terzo mercato europeo, grandi quantità di salmone norvegese raggiungono l’Italia attraverso altri paesi che lavorano il prodotto fresco, come Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Polonia e Lituania. In totale, gli italiani consumano circa 137mila tonnellate all’anno di salmone norvegese, che vanta un quasi monopolio, con una quota di mercato del 96 per cento. Dopo la forte crescita dell’import negli ultimi 15 anni, negli ultimi tre i volumi si sono sostanzialmente stabilizzati. Una tendenza spiegata proprio dalla limitata crescita dell’offerta dalla Norvegia per garantire la sostenibilità della produzione, che però ha comportato un aumento dei prezzi e la crescita della spesa a parità di volumi.

Fonte: Il Sole 24 Ore