“Il sol dell’avvenire”, a Cannes è il giorno dell’emozionante film di Nanni Moretti
Il cinema italiano è ancora protagonista al Festival di Cannes: dopo il potentissimo “Rapito” di Marco Bellocchio, è arrivato il turno de “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti, uno dei beniamini assoluti della kermesse.
Accolto da tantissimi applausi all’arrivo in sala per la proiezione del suo nuovo film, Moretti spera di entrare in un palmarès che l’ha visto spesso trionfare in passato: nel 1994 ha ottenuto il premio per la miglior regia con “Caro diario”, mentre nel 2001 è arrivata la Palma d’oro per “La stanza del figlio”.
Come già accaduto diverse volte, prima della presentazione sulla Croisette Moretti ha già portato il suo film nelle sale italiane.Uscito lo scorso 20 aprile nei nostri cinema, “Il sol dell’avvenire” vede lo stesso Moretti nei panni di un personaggio che potrebbe essere definito come un Michele Apicella (il suo alter ego in tantissimi lavori precedenti) ormai invecchiato: il protagonista della pellicola è un regista sempre meno in sintonia con il mondo che lo circonda.Mentre sta lavorando a una pellicola ambientata nel 1956, con al centro la storia del segretario di una sezione del PCI che deve capire come reagire all’invio dei carri armati sovietici a Budapest, non si accorge che sua moglie sta pensando di lasciarlo da ormai diverso tempo.Tra frecciatine a Netflix e una serie di sequenze profondamente metacinematografiche, “Il sol dell’avvenire” è un film che ragiona sul potere della Settima arte, creando una sorta di gioco di scatole cinesi proprio in questo senso: il protagonista sta anche scrivendo un film tratto da “Il nuotatore” di John Cheever, ma allo stesso tempo immagina di girare una pellicola che racconti la storia di una coppia, con tante canzoni italiane a fare da sottofondo.
Le autocitazioni e lo scorrere del tempo
C’è davvero tutto il cinema di Moretti in questo lavoro che, non a caso, si conclude proprio con una meravigliosa sequenza che mette in scena molti dei volti principali che hanno attraversato la sua filmografia.I temi cari al regista ci sono tutti: dalla politica al rapporto di coppia, passando per la psicoterapia e il lavoro sui set.Mescolando dramma e commedia, malinconia e ironia, Moretti inserisce nella sua pellicola molte autocitazioni che non potranno che far felici anche i suoi tantissimi fan internazionali: in questa riflessione sullo scorrere del tempo, ricca anche di riferimenti felliniani, si sente tutta la passione con cui il suo autore l’ha scritta e pensata, avvalendosi anche di un forte cast che comprende, tra gli altri, Silvio Orlando, Margherita Buy, Barbora Bobulova e il francese Mathieu Amalric.
La passion de Dodin Bouffant
In concorso ha trovato posto “La passion de Dodin Bouffant” di Tran Anh Hung, regista nato in Vietnam e naturalizzato francese.Ambientato in Francia nel XIX Secolo, il film racconta la storia di Eugénie e del rinomato chef Dodin Bouffant.La cucina di Bouffant è di altissimo livello, i suoi piatti sono considerati tra i più gustosi e raffinati del paese: la collaborazione con Eugénie è stata fondamentale in tutti questi anni per costruire l’eccellenza che tutti gli riconoscono, ma tra i due si potrebbe nascondere anche un sentimento che non è mai esploso del tutto. L’uomo si è proposto a lei diverse volte, ma senza grande successo.Adattamento del romanzo “La vie et la passion de Dodin-Bouffant, gourmet” di Marcel Rouf, questo film si rivela presto un polpettone piuttosto indigesto, ricco di ingredienti che non riescono mai a suscitare grandi emozioni.Eccessivamente convenzionale e carica di passaggi prevedibili, è una pellicola che si poteva senza remore lasciar fuori dal concorso principale di Cannes, anche perché del talento di Tran Anh Hung si vede davvero poco. La messinscena ha una discreta eleganza (lo si nota anche nella lunga preparazione culinaria iniziale), ma non basta a nascondere i limiti di un prodotto che rischia di essere dimenticato molto in fretta.
Fonte: Il Sole 24 Ore